Le reazioni internazionali alla crisi egiziana si fanno più articolate. E la verità di un colpo militare che ha innescato uno scontro tra le due anime del paese profondo, una laica, l’altra islamista, sta emergendo con una certa evidenza.

A rendere evidente la complessità del momento sono le parole del Segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che ha messo in guardia l’Egitto dal praticare una politica di «rappresaglia» o l’esclusione di un partito o di una comunità dalla vita politica. Ban ha chiesto alle forze di sicurezza egiziane di «proteggere i manifestanti e impedire ogni violenza», sottolineando che ogni manifestazione di protesta deve svolgersi in maniera pacifica. «Ci sono notizie allarmanti e informazioni raccapriccianti su atti di violenza sulle donne», ha ammesso Ban Ki-moon. «I dirigenti politici egiziani hanno la responsabilità di dimostrare a parole e a fatti il loro attaccamento al dialogo pacifico e democratico che prenda in considerazione tutti gli elettori del paese, comprese le donne», ha aggiunto il Segretario. «L’Egitto sta attraversando un momento critico, e l’imperativo per tutte le parti è di lavorare insieme per ripristinare l’ordine costituzionale e la governance democratica», ha concluso.

Dopo le parole di tre giorni fa del presidente statunitense Barack Obama, che non aveva menzionato il termine colpo di stato militare, sono arrivate le dure critiche del senatore repubblicano dell’Arizona – ed ex candidato alle presidenziali Usa – John McCain. Gli aiuti militari degli Stati uniti all’Egitto devono essere sospesi, perché – ha detto McCain – «l’esercito ha annullato il voto degli egiziani». «Non possiamo ripetere gli errori del passato sostenendo la destituzione di un governo liberamente eletto», ha assicurato il senatore repubblicano McCain, ammettendo che, secondo le regole federali, a questo punto gli aiuti militari Usa (circa 1,5 miliardi di dollari l’anno) «devono essere sospesi, l’esercito egiziano deve presentare un calendario per libere elezioni e una nuova Costituzione, e in seguito potremo valutare se continuare con gli aiuti o meno», ha terminato il senatore.
Incredibile, ma anche in Italia è arrivata l’eco della crisi egiziana. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato una «riunione di urgenza con il ministro degli esteri Bonino sulla situazione in Egitto». Non solo, ha espresso «angoscia per l’escalation di violenza». Nella nota di palazzo Chigi si spera nella fine degli scontri. «Da parte italiana si auspicano l’immediata fine di ogni violenza e l’avvio di una transizione rapida e inclusiva», si legge. Infine, secondo il ministro degli Esteri Emma Bonino la «controreazione» dei Fratelli musulmani è stata scatenata dagli arresti e in particolare da quello dell’ex presidente Morsi. «Non c’è moltissimo che si possa fare, ne dobbiamo essere consapevoli. È indubbio che la situazione è preoccupante. Non è nelle mani di nessun, si può solo tentare di inviare messaggi ripetuti di moderazione da una parte e dall’altra e di una transizione quanto più inclusiva e rapida possibile», ha concluso Bonino, defilata come al solito.