Si intitola Le sorelle sciacallo ed è un romanzo di Nicoletta Vallorani (comparso per la prima volta nel 2002 per DeriveApprodi e, ormai fuori commercio, ripubblicato adesso dalle Edizioni del Gattaccio, pp. 159, euro 15).

LE DUE PROTAGONISTE che si aggirano nel vortice del titolo sono bambine, angeli feroci come solo l’innocenza violata può rendere, forse. Rappresentano la vendetta che si agita in un luogo straziato in cui trovano posto cadaveri, parlanti e pensanti, che diventano reali e numerosi, come lo sono effettivamente, anche se viviamo in un tempo e in una parte di mondo in cui vige l’illusione dell’immortalità.
L’umanità dipinta nel testo della scrittrice marchigiana è invece composta da tantissimo sangue, che può perdersi, uscire dal corpo per un taglio deciso alla gola, esattamente come succede ai maiali quando vengono sgozzati, ai topi quando vengono torturati.

VALLORANI attraverso la fragilità degli esseri umani che muoiono uno dopo l’altro, in questo suo libro mostra il paradosso di una società che sembra saper concepire solo la fine degli altri. Narrazione densa e tesa, come l’asfalto al sole, grazie al potere della letteratura la scrittrice racconta nell’unico modo possibile l’indifferenza di coloro che non sanno sentire che la morte e la sofferenza inaudita di chi si muove accanto, delle persone vicine, come di quelli che arrivano dal mare, ci riguardano.

PER UNA SORTA DI CONTAGIO indefinito, eppure terribile, le persone che si incontrano in questo esperimento on the road, in cui l’Italia è vista a partire dalle sue strade, dai campi profughi, da tutti quei luoghi che non possono essere casa, si danno la morte.
Leggendo delle vendette attuate dalle sorelle Sciacallo, però, sugli uomini che hanno approfittato vigliaccamente della loro forza, facendo del male a chi era inerme, si prova sbigottimento e poi una certezza: la violenza, proprio come un’epidemia, non conosce e non riconosce giustizia. Le sorelle Sciacallo, Sara con Buster, gli altri due personaggi protagonisti di questo romanzo che è anche uno spartito musicale e un copione, vogliono liberare il mondo dalle carogne. Per farlo, uccidono e ne creano delle nuove. Le donne, però, lungo l’ordito letterario, da Sara alle sorelle Killer, a Mabhoula, hanno una direzione e conservano un’utopia: trovare l’uomo misto, che in sé ha una femmina e sulla pelle e negli occhi molti colori. Inoltre, rispondono a una sorta di chiamata, che le porta a rivalersi, a fare giustizia, a voler tornare in Africa, a trovare una casa dove morire.

ANCHE NEL ROMANZO di Marco Ciriello, intitolato Sorelle Misericordia (Edizioni Spartaco, pp. 97, euro 8), al centro delle esistenze che lo compongono c’è una vocazione. Quella che spinge Laura ad abbandonare il match che sta vincendo contro Serena Williams agli Australian Open, perché in campo vede la Madonna, e infine quella che manca a Cristiana per sopportare il peso di una malattia che dalla paresi totale la condurrà alla morte. Fino al momento in cui la madre di Cristo le è apparsa sul campo in cemento di uno dei quattro tornei più importanti del mondo, Laura aveva creduto di pagare il prezzo delle sue vittorie con la fatica degli allenamenti e l’attitudine sacrificale della sua fede.

NEL MOMENTO, però, in cui i conti hanno smesso di tornare, in cui la gloria e la forza avrebbero assestato un colpo mortale al bilancio tra sacrificio e successo su cui ha fondato la sua visione cattolica, la sorella abbandona il campo e la carriera. Raggiunge nella casa di famiglia Cristiana, attonita e adirata per la sua follia, che ha rinunciato a godere del suo corpo, a vincere con la forza dei suoi muscoli e della sua coordinazione, per bigotteria. Inizia tra le due un dialogo mozzato, che non sa rinunciare ad esistere solo in nome del legame inscindibile che le unisce: la sorellanza.

RINASCONO le confidenze, sempre inevitabili e intrise di incomprensione, come quando erano ragazzine, e il desiderio di ritrovare, attraverso l’altra, la felicità compatta dell’infanzia.
Se il romanzo di Vallorani mostra la catena della violenza, in un mondo in cui, loro malgrado, tutti gli sconosciuti sono legati inesorabilmente, quello di Ciriello, su un terreno piccolo come un campo da gioco, mette in scena dinamiche di colpa e di espiazione famigliari, non meno efferate. Nel primo e nel secondo caso, emissarie di queste forze archetipiche sono due donne nate da una stessa madre e unite da un vincolo troppo potente.