Il boccone più grosso è Arezzo, quello più ghiotto Cascina. E un Pd galvanizzato dai nettissimi successi di Eugenio Giani alle regionali, di Giorgio Del Ghingaro a Viareggio, e di Andrea Benini a Follonica, cerca l’en plein in questa tornata elettorale, riconquistando due fra i tanti municipi persi in epoca renziana.

Missione possibile a Cascina, in casa di Susanna Ceccardi, dove al primo turno il dem Michelangelo Betti con il 38,7% ha superato il leghista Leonardo Cosentini al 33,1%, e soprattutto si è apparentato sia con il M5s che porta in dote il 7,7%, che con le due liste di sinistra di Cristiano Masi, arrivate al 9,1%. Una strategia d’azione che ha inorgoglito Betti, e che la riconfermata consigliera regionale pentastellata, la combattiva Irene Galletti, nata da questa parti, ha interpretato così: “È stato un confronto portato avanti dai consiglieri uscenti e dal gruppo di Cascina. Si tratta di un atto coraggioso da parte di tutti, parte da un intento di buona volontà che, spero di non sbagliarmi, ho sentito in tutte le parti in gioco”.

Betti ha trovato un feeling anche con le sinistre di Masi. “La convergenza programmatica di fatto c’era già, sapevo che sarebbe stato semplice arrivare ad un’intesa”. Con gran gioia del portavoce pisano delle sardine Luigi Sofia, e la soddisfazione di Antonio Mazzeo, uomo forte dei dem nel pisano con le sue 12mila preferenze che lo hanno ricatapultato in Consiglio regionale. Unici a lamentarsi per il doppio apparentamento i renziani di Italia Viva, cui la compagnia dei 5 Stelle e di Rifondazione è, da sempre, indigesta. A tal punto che è dovuto intervenire un sempre più ecumenico Giani: “A Cascina al nostro candidato a sindaco Michelangelo Betti attribuisco una particolare capacità di aggregazione. È riuscito a mettere insieme 11 liste che formalmente lo sostengono. Se poi c’è qualche scaramuccia nelle ultime ore mi dispiace, ma è anche fisiologico. Il contributo di Italia via a Cascina come in Toscana è stato veramente molto, molto importante”.

Nessun apparentamento invece ad Arezzo, dove il Pd del medico Luciano Ralli, fermo al 35% al primo turno e con il sostegno last minute di Rifondazione ma non dei 5 Stelle, si trova davanti un osso duro come il sindaco uscente Alessandro Ghinelli, un forzista esperto in grado di prendere il 47% nonostante la malcelata antipatia dei leghisti duri e puri, mai conquistati dal 68enne ingegner Ghinelli che però ben conosce le liturgie politiche di una storica capitale italiana dell’oro (tornato in gran spolvero), e di tradizione bianca ma anche massonica. Non per caso, nella città di Amintore Fanfani, solo il nipote Giuseppe ha portato al successo il centrosinistra in questo secolo.

A decidere la partita, ancor più dell’ex renzianissimo e ora “civico” Marco Donati, che in prima battuta ha preso il 9,2% e in questi giorni ha nascosto le sue carte, potrebbe essere un tema sempre caldo in Toscana come la gestione dei rifiuti urbani. Con un Ghinelli propenso al raddoppio della capacità dell’inceneritore di San Zeno, che già oggi fa sì che la raccolta differenziata non superi il 42%, e un Ralli che ha fatto una solenne promessa ai concittadini: “No al raddoppio dell’inceneritore, e sì a nuova impiantistica di compostaggio, con la ripresa del servizio porta a porta”. Capito 5 Stelle?

Per certo comunque i risultati delle regionali, che ad Arezzo città hanno visto prevalere Ceccardi su Giani con un secco 49 a 42%, fanno pensare che qui per Pd e centrosinistra sarà dura. Anche se i ballottaggi, la storia insegna, possono sempre riservare sorprese.