«Le immagini che giungono dalla Bosnia sono drammatiche: migliaia di persone abbandonate tra i boschi e sotto la neve per l’incapacità dell’intera Unione Europea di affrontare e governare i flussi migratori. (..) (..) Un perverso “gioco” di polizie in cui da Trieste i migranti che riescono ad arrivare vengono consegnati alla polizia Slovena, poi a quella Croata ed infine respinti in Bosnia (..) Abbiamo il dovere morale prima ancora che legale di accogliere queste persone, di far valere le leggi che noi stessi abbiamo scritto nelle nostre costituzioni per proteggere chi fugge da guerra, persecuzioni e trattamenti inumani (..) Chiediamo alla Commissione ed al Consiglio Europeo che sia istituita una missione umanitaria europea con il coinvolgimento dell’Unhcr sul confine orientale per soccorrere le migliaia di persone rimaste intrappolate nella neve che rischiano di morire».

COSÌ si esprime un drammatico appello lanciato dall’europarlamentare Pietro Bartolo, da Erasmo Palazzotto, dal senatore Gregorio De Falco e da altri politici dotati di cuore e di cervello, che si conclude sollecitando l’Ue a predisporre un piano straordinario per l’accoglienza e la distribuzione tra tutti paesi membri dei profughi che premono alle frontiere. Un appello rimasto inascoltato dalle Cancellerie degli Stati interessati e dagli organi dell’Unione.

È ASSURDO (come spiega bene Alessandra Briganti sul manifesto di venerdì sorso) che l’Alto rappresentante della politica estera Josep Borrell abbia fatto la voce grossa con la Bosnia Erzegovina per non aver garantito una adeguata sistemazione dei profughi, rimarcando che l’Ue ha messo a disposizione della Bosnia 3,5 milioni di euro per l’allestimento dei centri di accoglienza. Secondo Borrell la responsabilità per questa catastrofe umanitaria è della Bosnia, che non costruisce i campi di concentramento per il popolo dei migranti, non degli Stati membri dell’Unione che hanno sbarrato il confine orientale e hanno ricacciato indietro i profughi, in aperta violazione del diritto d’asilo e del divieto di respingimento solennemente proclamati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

MA LA ROTTA balcanica non è l’unica vergogna europea. C’è un’altra rotta, sul cammino del popolo dei profughi, che è stata definita la più letale al mondo: quella che dalla Libia punta verso l’Europa attraverso il Mediterraneo centrale, lungo la quale si consuma la vergogna dell’omissione di soccorso preordinata e dei respingimenti delegati alla Libia. Il 4 gennaio è stata rilasciata una dura nota dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice. Il monsignore ricorda la tragedia del piccolo Joseph, inghiottito dal Mediterraneo: «Appena un mese fa piangevamo insieme la sua morte, rimasto nel cuore di tutti, in uno dei tanti drammatici naufragi a cui abbiamo assistito nell’anno appena trascorso. Oggi abbiamo la conferma che i quattro bambini i cui cadaveri sono stati ritrovati il 18 dicembre scorso sulle coste libiche, nel silenzio generale, sono morti annegati durante un respingimento, uno dei tanti operati dalla cosiddetta guardia costiera libica. Gli ultimi report sui fatti avvenuti nel Mediterraneo centrale tra le fine di dicembre e i primi giorni di gennaio fanno stringere il cuore a chiunque avverta ancora il senso della propria umanità: siamo chiamati a reagire da esseri umani e da cristiani». Secondo gli ultimi report delle organizzazioni umanitarie, infatti, a fronte dei 34.476 migranti giunti sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo centrale, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa, sarebbero 11.891 i migranti intercettati e riportati in Libia nel 2020 (9.225 nel 2019), mentre 323 corpi sono stati restituiti dal mare e 417 vite risultano tuttora scomparse nel nulla.

«NON CI STANCHEREMO mai di ripetere – ribadisce Lorefice – che i respingimenti sono una grave violazione del principio di “non refoulement” sancito dalla Convenzione di Ginevra, violano i diritti umani internazionali, calpestano il Vangelo, tradiscono la fraternità universale. La Carta costituzionale e il Vangelo ci chiedono di alzare la voce e di coinvolgere i cittadini italiani perché il nostro Paese attraverso quanti lo governano prenda le distanze da questa barbarie che massacra corpi, vite, volti umani, attese, drammi, speranze, e si adoperi anche a livello europeo per una soluzione umanamente sostenibile». Come non essere d’accordo con l’Arcivescovo?