Il vassoio di bugie preparate in casa viene scartato quando i condannati, e gli assolti, raggiungono il presidio Notav all’esterno del Palazzo di giustizia; è la rappresentazione plastica del modus operandi di chi si oppone alla Torino-Lione. Un piccolo brindisi sotto la pioggia, al freddo, guardati a vista dai carabinieri. C’è la musica di sottofondo, alcuni cagnolini che corrono, l’esercito degli avvocati che passa e guarda, probabilmente senza capire il perché di quei bicchieri di carta levati al cielo.

«Ho tremato di paura fino all’ultimo – commenta Nicoletta Dosio mentre saluta le decine di attivisti accampati fuori dal tribunale – perché temevo mi assolvessero! Quattro mesi di carcere per essere entrati in campo contro devastazione del territorio è un onore, non un’onta. La gente è con noi, l’aula era piena di compagni e amici, presenti per rivendicare l’irreversibilità di una lotta per il bene pubblico e contro pochi grandi distruttori». La Dosio è un minuta signora classe 1948 che ieri è stata condannata per «violazione di sigillo». E con lei altri 9 attivisti. Le pene inflitte sono la metà di quanto richiesto dai pm e in 10 sono stati riconosciuti non colpevoli. In piccolissima parte, un ridimensionamento dell’intransigenza finora manifestata dalla Procura di Torino.

Di fatto tutti i volti Notav più noti sono stati condannati: Alberto Perino, Guido Fissore, Francesco Richetto, Stefano Milanese. E anche Beppe Grillo, presente nel dicembre del 2010 alla baita-presidio oggetto della violazione. Un casupola in pietra, 6 metri per 4, che oggi è solo un piccolo puntino dentro un cantiere enorme che ha sventrato un intero versante di montagna. I condannati non si aspettavano nulla di diverso, e nei commenti dei più ieri era rintracciabile il senso della ineluttabilità per quanto sta accadendo. Alla lettura delle sentenza sono stati scanditi alcuni slogan da parte del pubblico in aula, il tutto si è svolto nella massima tranquillità. Pochi secondi di sventolio anche per i fazzoletti bianchi con il trenocrociato. Attualmente I No Tav indagati sono circa mille, con accuse che vanno dall’ingiuria al terrorismo.

Ieri nel cantiere di Chiomonte si è presentato in visita ufficiale Corrado Passera, ex ministro del governo Monti e attuale capo del movimento Italia Unica. Una visita mediatica da privato cittadino. Ad attenderlo c’era il capo dell’Osservatorio, Mario Virano. Passera nel cantiere si è emozionato: «Questo luogo è affascinante, un esempio di professionalità, competenza, capacità a tutti i livelli. Un esempio dell’Italia che funziona». Poi, non si sa bene con quale ruolo, ha ascoltato i pochi sindaci accorsi a salutarlo: «Sono qui per ascoltare. Ma questa è l’Italia che merita fiducia e che bisogna aiutare».

Decisamente più significativo il dietrofront del ministro Lupi atteso a Chiomonte la scorsa settimana per una visita celebrativa. Misteriosamente non è arrivato né ha dato spiegazioni per l’improvviso cambio di programma. Voci di palazzo vorrebbero che sia stato bloccato direttamente dal premier Renzi, che in passato definì il Tav in Val di Susa «un’opera inutile». Gli ultimi dati prodotti da Aiscat darebbero ragione all’attuale segretario del Pd: il traffico veicolare presente sulla tratta autostradale del Frejus subisce da anni uno strutturale calo dei passaggi , sia dei mezzi pesanti che di quelli leggeri.