«Sono del segno del Capricorno, ho un rapporto molto teso con il tempo, però ammetto che anche da vecchi si possa vivere bene. Ci sono tante stagioni nella vita». E il tempo è passato accanto a Paolo Conte e ad uno sei suoi brani più famosi. Azzurro, che compie cinquanta anni, doveroso il festeggiamento. «E’ stata la canzone più importante perché è diventata un successo, dovuto all’interprete (Celentano, ndr).

Per un richiamo all’arte e alla bellezza quasi necessarie erano le due date alle Terme di Caracalla, ambiente perfetto per apprezzare lo stile dello chansonnier astigiano. Perché l’ottantaduenne musicista trascina con sé classe ed eleganza che sono le uniche cose che il tempo non annienta. Non ci sono nuove canzoni a cui sta pensando al momento «sono in pausa» afferma sereno anche perché Azzurro è una di quelle canzoni e il tour che segue, a cui bisogna dedicare il massimo.Tour che diventerà un album dal vivo. Lo spazio, il tempo, la solitudine e il modo in cui vengono concepite le sue canzoni: «compongo in maniera del tutto solitaria, sono io l’unico giudice dei miei brani. Sono un notturno, devo stare in pace».

La tecnologia avanza e Paolo Conte sembra quasi sorpreso davanti a social, facebook, etc etc. Agita la mani, abbozza un mezzo sorriso e dice con l’espressione di chi si aspetta di essere compreso «no no, io non ho nemmeno un telefonino». In fondo a guardarlo, quando mette piede in sala stampa, sembra un vecchio amico di famiglia, a primo impatto sembrava uno dei personaggi di un romanzo di Svevo, non con accezione negativa, ma per la normalità e l’imbarazzo con cui si avvicina, stringe la mano a tutti e parla in maniera educata di tutto senza storcere il naso. «Azzurro è stata proposta tante volte come Inno Nazionale – gli ricordano – mi avrebbe fatto piacere come autore ma se avessi dovuto dare un parere avrei detto di no, perché la canzone non è un inno». Si passa allo sport e ci si collega dall’Azzurro di una canzone agli azzurri che non andranno ai mondiali «sono un grande appassionato di calcio, credo anche di intendermene. Tifo Milan» poi sceglie la squadra cui tiferà ai mondiali «Il Brasile».

Azzurro e i piccoli aneddoti «la proposero a Celentano, mentre si radeva la barba. Lui, con la sua gestualità particolare reagì con entusiasmo». La musica cambia, ma Paolo Conte pare disincantato «non ascolto la musica di oggi, ma solo i vecchi dischi jazz, la classica». Fino ad arrivare al festival di Sanremo «ho visto poco, mi sembra bene». sorride. Poi aggiunge «non ci vado a Sanremo, non ho un brano da festival, e se lo avessi non ce lo porterei» .Gli viene fatto il nome di Calcutta che ha ripreso un riff di una sua vecchia canzone. Non sa chi sia però chiede con aria curiosa e divertita al suo ufficio stampa di informarsi perché vuole ascoltarla «no no informiamoci sul brano perché voglio sentire come è venuto».

La scaletta del concerto è ricca, da Diavolo Rosso a Snob (eseguita in maniera magistrale) da Max a Via Con me a Come di. Ad accompagnarlo è un orchestra sapiente composta da Nunzio Barbieri, Lucio Caliendo, Claudio Chiara, Daniele Di Gregorio, Luca Enipeo, Massimo Pitzianti, Piergiorgio Rosso, Jino Touche, Luca Velotti, Francesca Gosio, Natalino Ricciardo, James Thompson, Ginger Braw e Julien Brannen.