Annus horribilis, questo 2014 del rugby italiano. Cinque sconfitte su cinque match nel Sei Nazioni. Tre sconfitte con Fiji, Samoa e Giappone nel tour estivo agli antipodi. Nelle coppe europee da poco iniziate, Treviso ha finora perso tutte e nove le sfide finora giocate, mentre il tabellino delle Zebre di Parma segna 2 vittorie e 7 sconfitte. Per Rovigo, che disputa la Challenge Cup, due match e altrettante sconfitte mentre Calvisano non ha superato i preliminari di qualificazione.

La nazionale torna in campo per il trittico dei test match autunnali che la vedrà impegnata oggi ad Ascoli con Samoa, poi sabato prossimo con l’Argentina a Genova e infine il 22 novembre con il Sudafrica a Padova. È un trittico che qualcuno ha già soprannominato «l’autunno del nostro scontento» perché mai, da molti anni a questa parte, il rugby italiano è parso così mal messo, e i dodici mesi che separano la nazionale dalla Coppa del mondo che si disputerà in Inghilterra presentano un percorso pieno di insidie. Ma è davvero così tenebroso il futuro azzurro? La tradizione vuole che nei tre match autunnali ce ne sia almeno uno abbordabile, quello contro la squadra delle isole del Pacifico, mentre gli altri due, contro le grandi dell’emisfero Sud sono considerati proibitivi, a meno che tra queste non ci sia l’Argentina.

Come si gioca contro Samoa

Basterebbe allora battere oggi una squadra samoana piena di giovani, e che ha nel capitano David Lemi (39 caps) il suo giocatore più esperto, per raddrizzare almeno in parte il bilancio di questo 2014, e poi vedere che cosa accadrà sabato prossimo a Genova contro i pumas argentini. Lo scorso giugno ad Apia, la capitale samoana, finì 0-15 per gli isolani, che non andarono mai in meta ma misero dentro cinque calci piazzati con Tusiata Pisi, il mediano di apertura che gioca nel campionato giapponese, e tanto bastò. La settimana prima gli azzurri si erano fatti maltrattare dai figiani e quella dopo avrebbero perso con tre punti di scarto contro il Giappone: ennesimo brutto epilogo di un tour estivo al quale i giocatori italiani si presentano spesso stanchi e non del tutto motivati.

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Per il match di oggi Jacques Brunel recupera due atleti fondamentali nell’economia del gioco azzurro: sono Simone Favaro, flanker placca-tutto e Andrea Masi, schierato estremo. Poi c’è il ritorno in nazionale di Luca Morisi, che proprio un anno fa subì l’asportazione della milza dopo un infortunio rimediato contro Fiji, e l’esordio con la maglia numero 10 di Kelly Haimona, il maori in forza alle Zebre, chiamato a dare sostanza a un reparto che continua a bruciare una promessa dopo l’altra. Giocano: Masi; McLean, Campagnaro, Morisi, Sarto; Haimona, Gori; Parisse, Favaro, Zanni; Furno Geldenhuys; Chistolini, Ghiraldini, Aguero.

Come si gioca contro Samoa? Con molta attenzione. Sono giocatori potenti che non disdegnano il placcaggio ai limiti del regolamento e rispetto ai figiani hanno un gioco più strutturato, meno incline all’improvvisazione. Delle tre squadre isolane, Samoa è quella considerata più forte: nono posto nel ranking mondiale, appena sotto la Scozia e davanti all’Argentina (l’Italia sta giù, al 14° posto, tallonata dalla Georgia). Nei precedenti sei match l’Italia ha vinto una volta sola (24-6, sempre ad Ascoli, nel 2009), il resto è storia di sconfitte, alcune anche brutte (18-42 a East London, mondiali del 1995, e 10-39 un anno fa a Nelspruit) e dunque guai a chi pensasse che gli isolani quando approdano nelle brume autunnali della vecchia Europa si possano battere senza troppe difficoltà. A proposito: sono quasi tutti in forza a squadre britanniche o francesi e conoscono il rugby italiano quanto basta.

Una dimensione provinciale

In questi dodici mesi scarsi che separano l’Italia dal mondiale, gli azzurri devono dunque ritrovare se stessi e un po’ del loro gioco. La difesa, soprattutto, il cui rendimento è crollato nell’ultimo anno, ma anche l’equilibrio tra i reparti e la disciplina mentale. Non è un’impresa facile. Mentre le grandi nazioni del rugby macinano risultati, fatturati e successo di pubblico, l’Italia continua a restare aggrappata a una dimensione provinciale, con cifre insufficienti da qualunque parte le si guardi. Pochi soldi, poco pubblico, pochi investimenti da parte delle emittenti televisive. Basta dire che per aggiudicarsi i diritti televisivi dei grandi tornei in Gran Bretagna si sono mosse Sky e British, in Francia Canal+ e France2, mettendo sul piatto assegni milionari, mentre in Italia SkySport ha perso (o ha rinunciato, sostengono alcuni) il Sei Nazioni e ha notevolmente ridimensionato la sua offerta di rugby, e il Pro12 andrà in onda su Nuvolari Tv. Il campionato italiano nella scorsa stagione ha avuto una media di 910 spettatori a partita, mentre per le due franchigie impegnate in Europa, Treviso e Zebre, la media è stata rispettivamente di 2.000 e 3.700 spettatori. Poi ci si è messa la crisi economica, i cui morsi si sono fatti sentire in tutto il mondo dello sport, figuriamoci nel rugby. E allora ecco che i destini della nazionale, la sola realtà che è riuscita a raccogliere intorno a sé numeri degni di non sfigurare in Europa, diventano decisivi per il futuro di uno sport che finora ha sempre stentato a sfondare.

La nazionale samoana
La nazionale samoana