Matteo Renzi di Italia Viva considera quello del governo un «grande regalo» ad Autostrade che costerà al paese «40 miliardi di euro in risarcimento». Sul crollo del Ponte Morandi a Genova «chi è colpevole paghi, ma bisogna avere serietà, dire che faremo la revoca significa spaventare gli investitori» ha detto. Di parere opposto è invee il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni (Cinque Stelle) secondo il quale il governo «non si fa ricattare, fa schifo questo modo di porsi». Il viceministro si riferisce alle possibili conseguenze occupazionali di una revoca della concessione ad Autostrade che potrebbe mandare l’azienda in «default» secondo l’amministratore delegato di Autostrade, Roberto Tomasi. Nel piano 2020-2023 Autostrade ha stanziato 7,5 miliardi di euro di investimenti e prevede mille assunzioni. Obiettivi che verrebbero meno con la revoca della concessione e il taglio da 23 a 7 miliardi dell’indennizzo stabilito dal decreto Milleproroghe. «Non siamo dei pazzi e abbiamo fatto una serie di ipotesi di scenario possibile» ha cercato di rassicurare Buffagni che al momento desidera mantenere le carte coperte. Perché «parliamo di un nemico dotato di molte risorse che paga consulenti e fa continue denunce e non voglio dare pretesti o scuse per depotenziare la nostra azione».

NELLA GUERRA legale a tutto campo, e senza esclusione di colpi di scena, che si prepara tra il governo e Autostrade, il Pd si trova schiacciato tra i renziani e i pentastellati. La ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli (Pd) sta cercando di prendere tempo per arrivare a una decisione, mentre per il segretario del partito Nicola Zingaretti rilancia l’invito a ristudiare le carte e a decidere «sulla base del rispetto o meno delle concessioni si faranno le scelte più utili per gli italiani, per la sicurezza e per il nostro mercato».

IN QUESTA TENAGLIA si trovano stritolati i sindacati Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti che guardano con preoccupazione alle conseguenze dello scontro tra governo (o una sua parte) e famiglia Benetton. Per questo hanno chiesto un incontro con la ministra De Micheli». E hanno chiesto un confronto con i vertici di Atlantia ed Aspi. «La situazione nella realtà delle concessioni autostradali sta divenendo sempre più critica per tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti» sostengono.
L’INTERVENTO della ministra De Micheli non è stato convergente con le vedute di Buffagni. «Il governo non avrà atteggiamenti irresponsabili. Qualunque decisione sarà presa, i lavoratori, le lavoratrici e gli investimenti saranno garantiti». Rispetto alle concessioni autostradali, «il resto lo vedremo con serietà e profondità, come è doveroso per chi ha sulle spalle una situazione complessa come questa» ha detto. «Chiedo solo una cosa al governo: la si finisca con un balletto che sta francamente diventando osceno, che ha fatto perdere un anno e mezzo di tempo, che tiene bloccati investimenti strategici per il Paese come la Gronda e che non garantisce sicurezza ai cittadini», ha esortato il governatore della Liguria Giovanni Toti.

«NON VI È MOTIVO di dubitare delle improvvise buone intenzioni di Aspi, del piano di investimenti e di assunzioni predisposto, guarda caso, dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Ma la corretta gestione di un bene pubblico essenziale come le autostrade non può essere lasciata alle convenienze congiunturali di un concessionario sotto botta. È provocatorio invocare “pacificazione”, come fa Tomasi: non c’è stata e non c’è nessuna guerra alla libera impresa o a una singola azienda. Semplicemente e tardivamente, il governo tenta di arginare mega-rendite a danno dei cittadini» sostiene Stefano Fassina di LeU.

I SERVIZI della Commissione Europea hanno ricevuto nel frattempo diversi esposti contro la modifica unilaterale del contratto di concessione a Autostrade, controllata da Atlantia, da parte di Allianz che partecipa all’azionariato del colosso con Atlantia (88,06%), il Silk Road Fund cinese (5%), Appia Investments srl (6,94%), società formata da Allianz Capital Partners, Edf Invest e Dif Capital Partners. Gli esposti potrebbero essere stati inviati anche dagli altri partner.