Come suggeriva Ingmar Bergman nel suo Persona, il linguaggio, la comunicazione e, per estensione, l’arte sono in definitiva inadeguati e fraudolenti: c’è sempre una maschera per nascondere il viso. E di questo travestimento, di questo inganno, e del suo successivo svelamento, parla l’ultimo album di Marracash, intitolato, per l’appunto, come il capolavoro del maestro svedese. «Mi è piaciuto fin dal titolo, è un film che mi ha ispirato tantissimo e che ho voluto mettere in copertina, sostituendo il mio volto a quello di Bibi Andersson» ha dichiarato il rapper «Peraltro “persona”, per gli anglosassoni, vuol dire esattamente personaggio, quindi potevo giocare su questa dicotomia. Mi piaceva l’idea di creare le canzoni, trasformandomi un po’ nel Frankenstein di me stesso».

CONCEPITO in un furore creativo durato solamente tre mesi, l’album di Marracash, già al primo posto di tutte le classifiche, assomiglia quasi a un’autopsia dell’anima, a partire dalla scelta di associare tutti gli organi che compongono un corpo umano, tra forza e debolezze, a quindici titoli, ciascuno dei quali idealmente abbinato ad una parte del corpo. Si va dai denti di Body partss fino allo stomaco di Greta Thunberg, passando per tutto il resto: lo scheletro di Qualcosa in cui credere, il cuore di G.O.A.T. e persino l’anima con la durissima invettiva Madame. «Quella di creare un legame fra anatomia e canzoni è un’idea che ho da anni» confida Marracash «Ho scritto questo lavoro dopo un lungo periodo buio e una relazione tossica. Sono rimasto isolato, ho provato ad andare dallo psicanalista, ero disperato. Ho visto sgretolarsi tutto. In più oggi è impossibile credere alla politica, si aprono i social e non si capisce dove sia finita la verità. Per un certo periodo mi sono sentito un ronin, l’ultimo a credere, senza sapere chi o cosa combattere. I pensieri che avevo dentro sono usciti come sangue da una ferita».

«PERSONA» è un disco che che sfugge ai confini del genere rap, si muove libero, senza più distinzione di generi, e diventa trasversale perché accoglie sia le nuove leve sia i rapper di lungo corso e le tracce, infatti, sono quasi tutte impreziosite da featuring come Madame, Coez, Cosmo, Gué Pequeno, Luchè, Mahmood e Massimo Pericolo. Tra le innumerevoli suggestioni musicali, spicca la rilettura contemporanea, intitolata Quelli che non pensano, dello storico brano di Frankie Hi-Nrg Quelli che benpensano «La canzone originale di Frankie criticava il borghese di allora, l’italiano medio, l’ipocrisia. A quel tempo il confronto era tra un “noi” e un “loro”, adesso invece siamo tutti così. Il non pensare riguarda tutti, crea paradossi come i terrapiattisti e i no vax. Chi vota invece Lega, come canto in quel brano, è colpito dal sonno della ragione, non capisco come le persone possano dimenticare così in fretta. Mi sembra incredibile come la gente riesca a resettare cose successe anni fa perché la retorica è sempre la stessa. Mi ricordo bene quando la Lega andò a potere nel 1994, la retorica di Bossi è la stessa di Salvini. Non è cambiato nulla, ma abbiamo dimenticato tutto».