Le carte segrete sull’autonomia che oppongono in queste ore Lega e Cinque Stelle sono state pubblicate ieri dal sito Roars.it, specializzato nel dibattito sulla scuola e la ricerca universitaria. Una prima anticipazione dei testi sul regionalismo differenziato era apparsa l’11 febbraio scorso sempre sullo stesso sito. Le nuove bozze di intesa datate 16 maggio, analizzate dal Quotidiano del Sud il 4 luglio scorso, sono state sottoscritte dal presidente del Consiglio Conte e dai governatori delle tre regioni interessate: Lombardia (Fontana), Veneto (Zaia) e Emilia Romagna (Bonaccini). Da febbraio i testi sono cambiati molto poco: il Veneto è la regione più aggressiva che chiede per sé tutte le 23 materie previste dal titolo quinto della costituzione; la Lombardia ne chiede 20, l’Emilia Romagna 16. Dell’elaborazione fino ad oggi conosciuta è nota solo la parte introduttiva, non tutto il resto. I testi non saranno probabilmente aggiornati all’ultima cervellotica mediazione tra i legastellati, del resto ancora lontana, ma almeno sono leggibili integralmente. Il dibattito che procede in un’atmosfera da «golpe tecnico», osservano i ricercatori di Roars, risulta meno oscuro e confuso in vista del prossimo incontro domani a palazzo Chigi.

BARBARA LEZZI (M5S), ministra per il Sud, ha insistito ieri sul fatto che «un testo scritto non c’è ancora» e che nell’incontro di lunedì scorso ne è stato discusso uno che non ha recepito le nuove esigenze. Dal punto di vista dei Cinque Stelle i punti irrinunciabili sono: un fondo di perequazione, l’introduzione dei fabbisogni standard e i livelli essenziali di prestazione. La difficoltà in cui si trova il partito di Di Maio è emersa dalla richiesta avanzata da Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze della Camera che ha inviato una bozza di programma ai componenti in cui chiede un’«indagine conoscitiva» di sei mesi sul federalismo fiscale e l’autonomia differenziata. E questo nonostante il fatto che alla Camera sia stata già istituita una commissione per l’attuazione del federalismo fiscale presieduta dal leghista Cristian Invernizzi. Salvini si è mostrato disponibile a interloquire con queste richieste: «Se gli amici dei Cinque Stelle hanno bisogno di capire ulteriormente noi siamo a disposizione. Siamo pazienti e pronti». Il dominus del governo si mostra magnanimo, mentre la ministra per gli affari regionali Erika Stefani (Lega) incalza il governo e chiede di varare il testo il prima possibile. Ad accrescere la pressione su un esecutivo indeciso ci ha pensato ieri anche il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana che davanti a 300 sindaci neo-eletti ha ribadito che sull’«autonomia» non si può perdere altro tempo. Al fondo i leghisti hanno compreso che una delle difficoltà più grandi per i loro alleati è la scuola. Fontana ipotizzato anche una via d’uscita: lo spacchettamento. Se si tratta delle assunzioni dirette dei docenti da parte delle regioni, una delle materie più esplosive del progetto legastellato, «iniziamo ad andare avanti sulle altre – ha suggerito Fontana – Si può portare a casa il resto e poi reinserire la scuola nel caso in cui ci siano problemi che non si riescono a superare». Un’iniziativa che non muterebbe il contenuto problematico del progetto della maggioranza.

IN UN INCONTRO con Conte e i sindacati Usb, Cisal, Confsal, Snals e Ugl Di Maio ieri ha ribadito che la scuola «va lasciata unica e indivisibile». Così non è, leggendo le bozze delle intese. Dopo avere promesso ai sindacati confederali di non toccare la scuola in un’intesa del 24 aprile scorso, per il governo questo è un problema. «Sono testi irricevibili, inaccettabili e da respingere senza incertezza – sostiene la Flc Cgil – Al presidente Conte ricordiamo che non una delle proposizioni sul sistema regionale di istruzione e formazione prospettato è compatibile con l’intesa che ha sottoscritto con noi. Il mondo della scuola si opporrà con tutte le sue forze a chi vuole manomettere il diritto all’istruzione». «Tutti i diritti – ha aggiunto la Cgil nazionale – non possono essere ridotti a variabili regionali».