Domani la partita dell’autonomia differenziata sarà ufficialmente riaperta dal tour annunciato dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia (Pd) che incontrerà il governatore leghista del Veneto Luca Zaia e, martedì a Milano, quello lombardo Attilio Fontana.

A Bari, dove ieri ha incontrato i sindaci delle città metropolitane che hanno chiesto più risorse al governo senza passare dalle regioni, Boccia ha ribadito che il processo continuerà «nel solco della costituzione». E nello spirito della riforma del titolo V della Carta voluta dal «centrosinistra» nel 2001. «L’autonomia differenziata il governo la vuole- ha detto – ci crede fermamente e lo dimostreremo con i fatti». Il governatore lombardo Fontana si è detto «rasserenato» dalle parole del ministro: «Ha detto che l’autonomia è scolpita nella Costituzione e che si farà».

Segnali di pace sono arrivati anche dall’ala «gialla» del governo con il ministro peri rapporti con il parlamento Federico D’Incà (M5S) secondo il quale si troverà «un giusto compromesso in modo tale che il paese resti unito e si alleggerisca il clima di tensione». Per comprendere la direzione che il governo, e il Pd, intendono prendere nella trattativa con i governatori leghisti sono utili le parole pronunciate ieri dal ministro per il sud e la coesione territoriale Peppe Provenzano (Pd) che ha apprezzato la condotta di Barbara Lezzi (M5S) che l’ha preceduto nel suo attuale incarico: «Ha fermato le richieste di Zaia e Fontana che sono diverse da quelle dell’Emilia Romagna di Bonaccini». Si tratta di un’«autonomia» meno aggressiva rispetto a quella chiesta dai leghisti, alla quale presumibilmente saranno aggiunti alcuni correttivi a partire dal fondo di perequazione e i Lep, richiesti da Conte e dai Cinque Stelle.

Dall’assemblea di Confindustria Vicenza il ministro dello sviluppo Stefano Patuanelli (M5S) ha rilanciato nella mischia la regionalizzazione della scuola esclusa dalle trattative pochi mesi fa: «Può avere senso perché nelle regioni dobbiamo capire le diverse esigenze normative». Se questo è davvero il nuovo orientamento del governo le polemiche non tarderanno a divampare di nuovo.

Dalle giornate del lavoro della Cgil a Lecce, l’altro ieri il segretario Maurizio Landini ha criticato il processo in atto: «Bisogna mettere fine all’autonomia, divide il paese – ha detto- Bisogna investire nel Mezzogiorno, questo significa unire il paese. Siamo già abbastanza divisi e frantumati».