Diceva Vladimir Nabokov, la cui presunzione era pari alla sua maestria: «scrivo per il mio piacere, ma pubblico per denaro». Chissà se era del tutto sincero, eppure chiunque mette più di due parole in croce si interroga su quali siano i suoi potenziali oppure per stia prendendo appunti solo per se medesimo. Nei secoli, i narratori hanno sperimentato infiniti espedienti: hanno inventato proprie storie dando vita a poemi, racconti e romanzi, hanno spulciato la vita degli altri con le biografie, si sono lasciati ispirare dalla storia per plasmarla a loro piacimento. Eppure, se prestiamo fede ad Anna Iuso (Per un’antropologia...