Pressato dalla Lega Stefano Bonaccini batte un colpo, e prende le distanze dal suo governo. Lo fa mandando un messaggio Whatsapp a tutti gli eletti del Pd emiliano-romagnolo in parlamento, per dire che i provvedimenti su plastic tax e auto aziendali danneggeranno la sua regione, quella dove, il prossimo 26 gennaio, lui e il centro sinistra si giocheranno tutto in una contesa all’ultimo voto con la Lega di Salvini e della candidata governatrice Lucia Borgonzoni.

«La questione auto aziendali, gestita come peggio si potesse, qui dove cresciamo più di tutti e con la disoccupazione al 5%, rischia di farci pagare un prezzo alto. Sono bombardato dai nostri elettori, non dagli altri», ha scritto Bonaccini aggiungendo che «anche la tassa sulla plastica, se non si mettono alcuni correttivi e incentivi la paghiamo qui, non altrove». Una presa di posizione che arriva dopo le bordate della Lega proprio contro i provvedimenti targati Pd-M5s. «Il governo amico di Bonaccini sta preparando una manovra ammazza-Emilia-Romagna», aveva tuonato il Carroccio, parlando di migliaia di lavoratori coinvolti e di un disastro economico e occupazionale in arrivo. Uno scenario apocalittico quello tratteggiato dalla candidata leghista Borgonzoni, che il governatore democratico in cerca del bis in parte evidentemente condivide, portandosi tra l’altro in completa sintonia con le posizioni di Italia Viva e di Matteo Renzi, i cui candidati saranno accolti proprio in quella lista “del Presidente” che Bonaccini aveva inizialmente annunciato come civica, ma che poi ha messo a disposizione dei renziani in difficoltà nell’organizzarsi in tempo utile per elezioni emiliane.

Insomma Bonaccini la sua linea l’ha scelta: se la Lega vuole politicizzare al massimo le elezioni regionali dell’Emilia-Romagna, trasformarle in una contesa nazionale e poi da lì puntare a fare collassare il governo, il governatore democratico in cerca del bis non si sottrarrà al confronto. Ma da una parte rivendicherà le cose buone fatte in una regione ricca e con una bassa disoccupazione, dall’altra però non si farà problemi a scaricare, quando e se necessario, il governo Pd-M5S. Poco importa che i parlamentari dem eletti in regione all’unisono abbiano accolto come “comprensibili” e “attente al territorio” le parole del governatore. Il messaggio è arrivato chiaro: di fronte agli elettori Bonaccini non vuole essere confuso né con il Pd – il suo partito – e nemmeno con il governo di Conte e Zingaretti. E così si può anche iniziare a decifrare l’enigmatico post su Facebook di due giorni fa: «Io non sono altri. Sono quello che ho fatto in questi anni».

Bisognerà vedere se questa strategia sarà vincente. «Bonaccini sta tentando di mettere assieme una coalizione inclusiva e coesa – ragiona Marco Valbruzzi, analista dell’Istituto Cattaneo – ma nello stesso tempo, come ha fatto in questo caso, sta reagendo su temi che dividono il governo e probabilmente sono divisivi anche per chi lo sostiene. La candidata leghista Borgonzoni solleva un problema e lui ribatte a ruota inseguendo l’agenda leghista e dividendo quel campo che in teoria dovrebbe unire». Un problema per il Pd, ma anche per l’ala sinistra della coalizione che si presenterà ufficialmente sabato prossimo a Bologna, e che annuncia proposte concrete su lotta alla diseguaglianza e transizione ecologica. L’idea è quella di mettere assieme forze civiche e politiche (Art1 e Sinistra italiana tra le altre) e dare al tutto una forte impronta ecologista, chiedendo allo stesso tempo discontinuità al governatore. Che però al momento e al di là di alcune aperture a parole, non sembra badare molto a queste istanze.