Dopo la travagliata ratifica dello stop alle auto inquinanti a partire dal 2035, questa volta il governo negazionista italiano trova il sostegno della Francia e dei paesi dell’Est contro i target Euro 7 sui tagli alle emissioni.

Uno sforzo «irragionevole» per un’alleanza a otto che promette battaglia in un negoziato che, avverte il ministro Adolfo Urso, è «solo agli inizi» che continua a puntare sui biocarburanti. Con un «non paper inviato» alla Commissione Ue e alla presidenza di turno della Svezia, Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria contestano il regolamento svelato dal commissario europeo Thierry Breton a novembre.

La proposta «non appare realistica e rischia di avere effetti negativi sugli investimenti nel settore impegnato nella transizione all’elettrico». E per questo i nuovi target dovrebbero perlomeno essere «prorogati» – primo luglio 2025 per auto e furgoni e il primo luglio 2027 per i veicoli pesanti – ad «almeno tre anni dal momento dell’adozione dell’intero pacchetto».