La seconda più grande compagnia mineraria del pianeta contro un gruppo aborigeno australiano dal nome impronunciabile. Poteva finire in un solo modo, ed è finita così, con una eccezione: dopo aver fatto quel che voleva con le terre ancestrali dei Puutu Kunti Kurrama e dei Pinikura, il capo del supergruppo minerario è stato cacciato.

Jean-Sebastien Jacques ha 49 anni, è un ingegnere francese laureato a Parigi, ha iniziato nel gigante indiano dell’acciaio Tata e dal 2011 è alla Rio Tinto, scalando tutti i gradini fino a quello di chief executive. Anni fa i suoi prospettori scoprirono che nel remoto deserto del Western Australia c’era una fortuna in minerale di ferro ad alta percentuale. Peccato che il ferro fosse sotto un sito ancestrale aborigeno, le Gole di Juukan, pieno di tracce umane e reperti precedenti all’ultima era glaciale.

Archeologi chiamati sul posto fanno una scoperta: un braccialetto di capelli umani intrecciati di 45mila anni. Capelli vuol dire dna: lo confrontano ai Kurrama viventi e scoprono che è imparentato. Significa che il tessitore preistorico è antenato diretto degli aborigeni del luogo. E che molto probabilmente quelle sono le terre abitate continuativamente da più tempo sul pianeta. «Scoperte che si fanno una sola volta nella vita», ha commentato l’archeologo Michael Slack che ha condotto lo scavo.

Ma Rio Tinto non si ferma. Mobilita gli avvocati, si procura le autorizzazioni grazie a una legge obsoleta e assai generosa con le compagnie minerarie, e il 24 maggio scorso fa saltare in aria il sito, spianandolo per le trivelle. Che non arriveranno mai: i Kurrama protestano, l’opinione pubblica australiana e alcuni azionisti chiedono spiegazioni, e di figuraccia in figuraccia il chief executive Jacques prima offre scuse, poi di tagliarsi il bonus di fine anno (circa 2 milioni di dollari…), infine è costretto alle dimissioni.

Nata a fine Ottocento in Spagna, come ogni big minerario Rio Tinto ne ha viste delle belle, dalla pirite ceduta alle forze dell’Asse fino a distruzioni, inquinamenti e corruzioni in Indonesia, Cina, India e altrove. Oggi vende minerali per 43 miliardi di dollari e produce da sola lo 0,75% dei gas serra del mondo.