Mentre in tutto il mondo, in contemporanea, prende forma Il maialino di Natale, l’ultimo racconto fantasy di J.K. Rowling che anima giocattoli e oggetti nella Terra dei perduti attraverso le illustrazioni di Jim Field, Salani non si ferma al lancio della regina di Harry Potter, ma porta in libreria un’altra scrittrice dal pedigree purissimo come la canadese Margaret Atwood.

Versatile nella sua scrittura, «scultrice» rigorosa di una società distopica ne Il racconto dell’ancella, Atwood non ha mai disdegnato la letteratura per i più piccoli (basti pensare alla Principessa Prunella, Mondadori o Quassù sull’albero, Edt). E nel 2021 torna in Italia con tre storie buffe raccolte sotto il titolo Tric Trac Trio (Salani, pp.120, euro 13,90, traduzione di Ilva Tron e Dida Paggi, disegni di Dušan Petricic).

Qui ci sono tre mini ribelli che si avventurano per il mondo, chi perché abbandonato chi per necessità chi per noia e ruvidezza di compagnie non più ben accette. E la lingua dell’autrice «gioca» con le allitterazioni e i destini alfabetici dei suoi personaggi scompigliando i loro sentieri della vita. Come accade a Marbella, in un tripudio di «m». «Marbella era una magra monella con una chioma voluminosa e malinconici occhi marroni. Un malaugurato martedì o mercoledì, quand’era una minuscola marmocchia, un mulinante e micidiale vento di maestrale aveva menato mille miglia lontano, per una maligna malia, i suoi magnanimi e meritevoli genitori, la mamma modista e il mite papà macellaio». E nelle stelle di Ramiro c’è invece la rutilante «r», con i cugini Ron, Rollo e Ruby, che «refrigeravano rabarbaro, ragù di ricci, ravioli ripieni e rognoni di renna», impegnandosi pure col rinoceronte crudo.

Se è vero che i classici non muoiono mai, Piemme per rinverdirne i fasti e invitare anche alla lettura dell’originale, ha immaginato una collana di «Storie infinite» che si presentano come rocamboleschi sequel di romanzi che hanno segnato infanzie e giovinezze globali. E non solo: Il risveglio di Dracula di Christian Hill (con le illustrazioni di Roberta Ravasio, pp. 170, euro 12) riparte da una salma di trisavola mai invecchiata con un segno distintivo in fronte. È solo l’inizio per una immersione vampiresca nei meandri di Stoker perché un tempo, neanche tanto lontano, qualcuno davvero aveva conosciuto il misteriosissimo e lugubre conte Dracula.

Atmosfere sospese, tutte da indagare o alle quali abbandonarsi senza porsi troppe domande, accompagnano la crescita non lineare e accidentata di Saska nel romanzo Vita nostra, il best seller della coppia di autori ucraini Marina & Sergej Djacenko, appassionati cultori della letteratura fantasy (Fazi, pp. 510, euro 18, traduzione di Silvia Carli e Denise Silvestri). I Djacenko si sono sposati nel 1993 e l’anno dopo già era stato dato alle stampe il loro Gatekeeper.
Al centro della storia di Vita nostra c’è una scuola incomprensibile che conduce i suoi alunni a fare cose impossibili.

La scrittura cristallina dei due Djacenko – che nutrono una venerazione per Ursula LeGuin – è un fiorire di metafore immaginifiche che accompagnano il malessere delle trasformazioni in atto in un corpo che somiglia a «una vecchia torre in riva all’oceano». «A Saska non piaceva osservare la sua paura dal di fuori. Assomigliava a una polpetta digerita male». Manipolazione, segrete paure, luoghi sperduti, disorientamento identitario, corpi da disciplinare a ogni costo sono i temi che corrono lungo le pagine di questa inquietantissima storia oscura.

La quotidianità custodisce spesso dei segreti e può sfoderare d’improvviso un carattere imperscrutabile. Accade a tutti gli esseri viventi, anche ai Pitik, popolo di simil elfi e gnomi usciti dalla penna della scrittrice tedesca Susanne Schmidt (che si affacciano da noi con Emons Raga, in cartaceo e audiolibro, pp. 200. euro 15, illustrazioni di Alice Coppini, traduzione di Rachele Salerno). L’imperscrutabile entra in scena quando si imbattono in una pietra luminosa – quella che dà il titolo all’avvio della trilogia. Fino a quel momento, per i Pitik tutto filava liscio fra i monti Carpazi, ma il principe Alvin era già in allerta: un umano vagante nei boschi, pericolo rosso.

Di popoli misteriosi, scampati all’estinzione senza meriti particolari, ne esistono molti sparsi sul pianeta. I Vetuschi, per esempio, abitano sulla cima di una collina aspra e sassosa. Hanno come animale sacro una gigantesca gallina parlante e non brillano per sagacia, mentre i loro avversari – gli Gnuminidi – sono di grande raffinatezza di pensiero, ma certo non forzuti. Il libro dei Vetuschi di Mario Mucciarelli, con le illustrazioni di Stefano Tartarotti (Il Castoro, pp. 200, euro 13,50) è una divertente «epica» strampalata, una saga alla rovescia, costellata di invenzioni linguistiche, non sense e personaggi esilaranti. Perché anche la stupidità crea mondi scoppiettanti.