«Dopo che la luna fu immediatamente / calata/ ti presi tra le braccia, / morto / Un Cristo piccolino / a cui mi inchino / non crocefisso ma dolcemente / abbandonato / disincantato». Così cantava Amelia Rosselli dopo la morte improvvisa del suo amico Rocco Scotellaro.

Era il dicembre del 1953 quando il cuore di Rocco si fermò in quel di Portici, approdo di impegno e studio nella facoltà di agraria con la guida di Manlio Rossi Doria. Ultimo luogo del suo peregrinare dopo svariati interessi tra cui l’impegno di sindaco nella lucana Tricarico dove era nato e vissuto.

Un impegno finito male con l’arresto per truffa, 45 giorni chiuso nel carcere di Matera (a leggere ai detenuti le pagine del Cristo leviano), e poi l’assoluzione piena in cui il giudice parla espressamente di manipolazione politica contro il poeta di Sempre nuova è l’alba.

Ma fu un colpo che, complice anche il cambiamento dei tempi che galoppava in direzione contraria ai suoi ideali socialisti (siamo agli anni del dopoguerra e del duro centrismo), lo allontanerà dal suo paese senza però mai perdere il pensiero dominante e la speranza di poterlo aiutare «da lontano».

Tricarico non è più naturalmente quella dei tempi di Rocco. Ricordo le incursioni, da cronista di questo giornale, in un luogo che conservava ancora, tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso, il fascino del mito del «poeta contadino» morto giovane a 30 anni. Ricordo i grandi convegni che portavano in paese studiosi e appassionati (a partire da quello del trentennale della morte agli inizi degli anni 80), incontri che preludevano nelle intenzioni di molti a una rinascita popolare della cultura e dello studio di Rocco.

Discorsi che hanno avuto strascichi importanti fino agli inizi degli anni 90. Poi, in concomitanza con la fuga dei giovani, è venuto il tempo della perdita della speranza nel cambiamento, del piccolo calibro nelle poche iniziative, del localismo deteriore spesso degenerato in sudismo foriero di subalternità e rassegnazione. La spia più forte della decadenza del paese è l’ospedale declassato e di fatto emarginato.

Un nosocomio messo in piedi da una lotta vincente intrapresa dal sindaco Rocco Scotellaro, una delle sue iniziative migliori, definita anni fa da Rocco Mazzarone, nobile medico e amico fraterno del poeta, «la maniera più inventiva di trasformare nel 1947 un’azione amministrativa in movimento di partecipazione popolare».

Ma come può oggi Rocco Scotellaro, mentre si prepara un centenario della nascita del poeta (2023) da parte di tanti soggetti decisi a riprendere in modo nuovo un cammino, parlare ai giovani in un contesto del tutto mutato?

Lo chiediamo a Franco Vitelli, lucano e docente all’università di Bari, studioso e curatore delle opere di Rocco Scotellaro: «Difficile sintetizzare il valore della poesia di Scotellaro oggi. Diciamo che emerge e colpisce questo spirito di cordialità diffusa che emanano i suoi versi. Di rapporto amoroso come direbbe Carlo Levi. E questa vitalità diventa importante oggi per i giovani, soprattutto in un periodo molto critico come l’attuale in cui riemerge prepotente un bisogno di comunità che era tipico della civiltà contadina. E che spiega anche i motivi dell’attualità di Scotellaro e anche la sua fortuna all’estero (in Usa ad esempio).

C’è insomma un orizzonte di attesa altrimenti non si capirebbe il successo avuto dalla pubblicazione del volume delle opere. E del resto, nei corsi su Scotellaro che ho iniziato in università, ho toccato con mano che i ragazzi sono semplicemente entusiasti dei suoi scritti e della sua poesia».

Alfonso Guida è uno dei poeti più interessanti del panorama nazionale. Vive in uno dei paesi della valle, San Mauro Forte e uno dei suoi primi libri, nel 2002, fu Le spoglie divise (quindici stanze per Rocco Scotellaro): «Visionarietà poetica come azione che si compie attraverso lo sguardo immerso nell’acqua della realtà: questo fu per me a vent’anni Rocco Scotellaro. Mi colpì la generosità e l’ospitalità della sua opera, quel suo visionario mondo rubato al buio delle grotte e quei notturni a volte dolci, a volte irruenti. Credo che il suo impegno politico e il suo segno prodigioso sia rimasto un esempio cristallizzandosi come un mito. Del resto gli sfruttamenti e gli atti di barbarie contro le classi più emarginate oggi persistono in forme più o meno plateali, più o meno taciute. Manca Scotellaro oggi, manca il gesto tagliente, alla Lucio Fontana, che impresse sulla tela guasta della società dell’epoca».

La casa del poeta è chiusa nel centro storico di Tricarico. Le strade e le abitazioni della Civita e della Rabatana (quartiere arabo) sono in parte disabitate, il paese avverte come una ferita profonda l’emigrazione giovanile.

Il Comune sta per nominare una nuova direzione del «Centro di Documentazione Rocco Scotellaro» ma senza nessuna progettualità forte per il futuro. Né è capace di avviare un dibattito vero sul mancato decollo di un centro culturale e letterario che doveva essere il fiore all’occhiello della valle, simbolico quanti altri mai di un nuovo progresso capace di correggere le distorsioni del passato, di immettere Tricarico e la valle al centro del dibattito europeo.

Incontro Pancrazio Toscano, negli anni 80 sindaco del paese che avrebbe voluto intitolare il primo grande convegno su Rocco «Scotellaro all’indomani del mito» per ricordare l’importanza assoluta dello spirito critico. Non ha cambiato idea, anzi aggiunge: «Contro dimenticanze varie, manipolazioni, miserie culturali diffuse ovunque, Scotellaro ha ancora la grande forza di difendersi da solo».

Il capoluogo di provincia Matera è più lontano che mai. Ha preferito fagocitare l’attenzione su di sé creando di fatto terra bruciata nel territorio circostante. Una cosa assurda, grave. Sud chiama Europa ammonì un libro sul terremoto del 1980. Niente è più vero di questo oggi quando la crisi di un’Europa eternamente bloccata scende a grappolo anche nelle estreme periferie del continente.
«Uno dei più grandi meriti di Scotellaro – scrisse in un saggio Rosalma Salina Borello – fu quello di non essersi mai accontentato, né nella vita, né in letteratura, di soluzioni prefabbricate».

Saprà, in tempi così critici ma così decisivi per il futuro, il gruppo variegato che ha stimolato anche queste due nostre pagine (ne seguiranno altre) sul prossimo anniversario di Scotellaro, raccogliere attorno alla poesia e all’impegno di Rocco, un movimento per un nuovo inizio, una lotta per una politica culturale (e non solo) nuova?