BASSEL

Martedì 1 agosto, l’avvocatessa Noura Ghazi, moglie dell’attivista siriano di origine palestinese Bassel Khartabil Safadi, ha confermato la morte del marito trentaquattrenne, giustiziato nel 2015 subito dopo il trasferimento dalla prigione di Adra a una località sconosciuta. La detenzione di Safadi era stata condannata da organizzazioni quali «Creative Commons», «Amnesty International», «Human Rights Watch», «Electronic Frontier Foundation» e «Jimmy Wales Foundation» (la fondazione responsabile di Wikipedia).

NEL MARZO del 2012 il giovane ingegnere informatico era stato prelevato per le strade di Damasco nel pieno delle mobilitazioni contro il regime di Bashar Hafez al-Assad. Secondo le informazioni ricevute dai familiari, la sua uccisione sarebbe avvenuta dopo un processo irregolare, a porte chiuse, celebrato dal tribunale militare da campo di al-Qaboun, a Damasco. Safadi, che non aveva abbandonato il suo paese malgrado sapesse di essere nel mirino dei servizi segreti militari, aveva messo le sue competenze di programmatore informatico al servizio della comunità. Difensore della cultura open source, si era impegnato a promuovere il libero accesso all’informazione via Internet in Siria.

NEL 2010 aveva fondato a Damasco l’Aiki Lab, allo scopo di sviluppare pratiche artistiche digitali e l’insegnamento di tecnologie «collaborative». Aveva partecipato a programmi di livello mondiale come Mozilla Firefox e contribuito alla realizzazione della versione araba di Wikipedia e del ramo siriano di «Creative Commons». Nel 2013 gli era stato attribuito un prestigioso riconoscimento – l’«Index of Censorship Digital Freedom Award» – mentre nel 2012 la rivista Foreign Policy lo aveva inserito tra i primi cento «pensatori» globali «per aver insistito, malgrado gli ostacoli, sul carattere pacifico della rivoluzione siriana».

RISALE invece al 2005 il «New Palmyra Project», lanciato da Bassel Khartabil per preservare le rovine dell’antica città carovaniera, progetto che assume un’importanza considerevole ora che il sito Unesco – occupato per lunghi periodi, tra il 2015 e il 2017, dagli uomini del Califfo al-Baghdadi – ha subìto distruzioni irreversibili. Sulla pagina web del progetto sono scaricabili i modelli 3d – altamente precisi sia dal punto di vista scientifico che grafico – di quattro monumenti di Palmira, tre dei quali (Templi di Bel e Baalshamin, Tetrapilo) rasi al suolo dai jihadisti. Mentre un indegno clone dell’arco di Palmira realizzato dall’azienda TorArt di Carrara faceva il giro di varie città del mondo – da Londra a New York passando per Firenze – le ricostruzioni del «New Palmyra Project» venivano presentate in numerose università e istituzioni culturali estere.

UNA FOTO del maggio 2005 ritrae Khartabil al museo di Tadmor. Camicia grigio antracite e una kefia avvolta al collo che scende sul petto, il giovane ha il braccio sinistro piegato, come la statua dell’antenato che gli fa da sfondo. A suo agio fra le memorie della «Sposa del deserto», Bassel guarda al futuro con fierezza e determinazione.