Guido Viale è tornato a criticare aspramente il decreto Lorenzin sull’obbligo di vaccinazione nel suo intervento di domenica 10 settembre. Quando un diritto, come l’accesso ai farmaci, viene trasformato in dovere, è fisiologico che sorgano simili dibattiti. Si pensi, per esempio, al diritto universale al voto, ingrediente di ogni democrazia: è proprio nei paesi meno democratici che l’esercizio di tale diritto è obbligatorio e inquietante.

Analogamente, ci si può opporre al decreto Lorenzin proprio in nome dell’efficacia e della necessità delle vaccinazioni. Trasformare un farmaco in un trattamento sanitario obbligatorio provoca un istintivo rifiuto del vaccino nelle famiglie, inducendo a sottrarsene chi può permetterselo.

Più in generale, rappresenta una rottura del patto di fiducia tra cittadini e medici che dà vita ad altri comportamenti socialmente dannosi – la prevenzione sanitaria non si esaurisce con il vaccino.

Altra cosa, però, è il movimento «No Vax» che si oppone alle vaccinazioni in quanto inutili o nocive.

In molti punti del suo intervento, Viale sembra simpatizzare (anche) con questa posizione. Rilancia luoghi comuni mai dimostrati del movimento No Vax «convinto – motivatamente – che tutti quei vaccini mettono in gioco salute, integrità, e anche la vita, dei propri figli».

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Ad esempio, sostiene che la poliomelite sia stata sconfitta dall’igiene o che l’epidemia di morbillo sia una bufala. Basti osservare il grafico dell’incidenza della malattia in Italia tra il 1945 e il ’64, anno in cui il vaccino fu introdotto: fino agli anni ’60, nonostante il migliorato tenore di vita degli italiani, gli ammalati erano in aumento. Dopo, scesero a zero (dati del ministero della sanità, http://bit.ly/polioitalia).

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La realtà dell’epidemia di morbillo, invece, è dimostrata dagli oltre 4mila casi in Italia nel 2017, quasi 10 volte più dell’anno scorso (Istituto Superiore di Sanità, http://bit.ly/iss_morbillo).

Tre i decessi, circa uno su mille ammalati: come previsto dagli epidemiologi.

Viale, poi, fa benissimo a ricordare l’opacità delle case farmaceutiche – spesso se ne occupa proprio chi scrive.

Nel caso dei vaccini l’argomento è poco pertinente, perché il tema della farmacovigilanza riguarda soprattutto i farmaci terapeutici che vengono commercializzati dopo studi e trial clinici, spesso poco affidabili e trasparenti.

Problemi che si presentano anche con le vaccinazioni, ma con un’incidenza assai minore: i vaccini vengono somministrati soprattutto da strutture pubbliche e su numeri talmente grandi di bambini da rendere più ardua la manipolazione dei dati.

Se l’opinione pubblica si accalora contro Big Pharma sulle vaccinazioni, dunque, è perché questo settore dell’industria farmaceutica è più controllato di altri e mostra più chiaramente le sue contraddizioni.

Al contrario, far circolare bufale è più facile che nascondere i dati reali.

Lo dimostrano il legame (falso) tra vaccini e autismo, le vittime (false) del vaccino contro l’influenza di tre anni fa o gli effetti del vaccino contro il papilloma virus in Giappone, smentiti nel 2015 dall’Agenzia europea del farmaco (http://bit.ly/hpvaccine) eppure citati in una puntata di Report.

Infine, è vero che i bilanci delle società farmaceutiche dipendono anche dai profitti generati dai nuovi vaccini. Tuttavia, le aziende oggi puntano ai paesi in via di sviluppo per i vaccini pediatrici e, nei paesi più ricchi, alla fascia adulta della popolazione. La bassa natalità e un mercato sostanzialmente saturo rendono poco appetitoso il nostro paese, rispetto ai mercati emergenti.

Mescolare la critica a Lorenzin con gli argomenti No Vax è pericoloso e fuorviante.

Trasmette un’immagine della comunità scientifica e dell’industria farmaceutica caricaturale, complicando il lavoro di chi ne denuncia quotidianamente i conflitti di interesse.

Affiancando i movimenti No Vax ai diversissimi No Nuke, No TAV o No Ogm, Viale sembra suggerire che qualunque argomento divenga sostenibile per il solo motivo di rappresentare un’opposizione a un «potere forte» – magari fosse così facile.

Semmai, successi e sconfitte di questi movimenti insegnano che allargare il proprio fronte fino ad accogliere istanze irrazionali e reazionarie normalmente conduce alla disfatta.

Se la critica al ministro Lorenzin – legittima e motivata – ha bisogno di allearsi con il movimento No Vax, si condanna allo stesso risultato.