«Flag off» è la cerimonia della bandiera che si svolge ogni sera al tramonto alla frontiera indo pachistana di Wagah, dove i Punjab Ranges pachistani e il personale di sicurezza indiano danno sfoggio di una sorta di «passo dell’oca» in sincronia.

Si è tenuta anche ieri, nonostante domenica scorsa la frontiera sia stata teatro di una strage che ha visto lievitare il suo macabro bilancio a 60 morti, tra cui sette donne e dieci bambini; oltre un centinaio i feriti. Una bomba, forse insaccata nel corpo di un kamikaze, è esplosa alla porta di un ristorante che dista pochi metri da un checkpoint paramilitare a 500 metri dal luogo dove si accalcano non solo transfrontalieri e viaggiatori, ma anche centinaia di persone che assistono alla piccola parata militare che rende persino simpatico uno dei confini più caldi del mondo.

Lungo la frontiera che dal 1947 divide i due Paesi, scaramucce e persino vittime non mancano mai di punteggiare le cronache delle turbolente relazioni tra le due nazioni sorelle uscite dalla fine del Raj britannico.L’azione terroristica ha un sapore molto particolare al di là del macabro bilancio che ne fa uno degli attentati recenti più gravi. È stata prima rivendicata da Jundallah, gruppo terrorista associato al Ttp e inizialmente comandato dal suo «amir», Hakismullah Meshud.

Ma la rivendicazione più credibile sembra quella del Jamaat-ul-Ahrar (Ttpja), gruppo che si è appena staccato dal Tehreek-e-Taliban Pakistan, i talebani attivi in Pakistan (assai diversi per obiettivi e strategia dai cugini afgani). È stato il suo capo Ehsanullah Ehsan – che ha parlato al telefono anche col quotidiano The Dawn – a rivendicare l’azione via twitter, sostenendo che altre ve ne saranno e che l’attentato è la risposta all’operazione Zarb-e-Azb che il governo sta conducendo da mesi nelle aree tribali per snidare i talebani pachistani e distruggerne e i santuari (con un bilancio in crescita di vittime, anche civili, e di sfollati).

Ehsanullah ha chiamato dall’Afghanistan, segno che i santuari vengono scambiati al di là della porosa frontiera nota come «Durand Line». Il gruppo, la cui secessione dal Ttp guidato da Mullah Fazlullah data da settembre (in nome di un rafforzamento e applicazione della sharia e di lotta mirata essenzialmente al Pakistan), controllerebbe tre distretti delle aree tribali, almeno – a detta loro – il 70-80% della milizia ormai ex Ttp e sarebbe guidato, oltre che da Ehsanullah Ehsan, ex portavoce del movimento, da Omar Khorasani, già vecchio leader dei talebani pachistani. Il nuovo gruppo di Ehsanulah potrebbe così sottolineare la sua forza, ma è la prima volta che colpisce fuori dalle aree tribali e addirittura sul confine indiano, aumentando la tensione tra i due Paesi. Un episodio strano per la strategia islamista pachistana che fa pensare a movimenti dietro le quinte che più che col Corano o la guerra ai miscredenti sembrano riportare a vecchie strategie destabilizzatrici tra le due nazioni.