In Egitto continuano gravi episodi di violenze. Dieci persone sono state arrestate ieri con l’accusa di aver ucciso quattro cristiani (tra cui due bambine) e averne ferite 12, in un attacco perpetrato la scorsa domenica contro fedeli copti in una chiesa nel quartiere della periferia di Giza, Warraq. Questa volta la reazione dei movimenti politici copti, che hanno ampiamente sostenuto l’esercito nel colpi di stato del 3 luglio scorso, favorendo la deposizione di Morsi, non si è fatta attendere. L’Unione dei giovani di Maspiro (il movimento che ricorda la strage dell’ottobre 2011, costata la vita a oltre 80 cristiani alle porte della sede della televisione di stato) ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim, responsabile anche della dura repressione dei movimenti islamisti. Bishoy Tamri, esponente del gruppo, ha duramente criticato Ibrahim. «Come possiamo permettere che un uomo (Ibrahim, ndr) continui a stare al suo posto dopo la continua morte di cristiani copti dovuta all’assenza di forze di sicurezza agli ingressi delle chiese cristiane. È accaduto a Minya e Abbasseya, quante volte accadrà ancora?», si domanda Bishoy.

Come se non bastasse, centinaia di studenti hanno manifestato nei giorni scorsi all’interno dell’Università al Azhar, a due passi da piazza Rabaa al Adaweya, dove per 48 giorni ha avuto luogo il sit-in dei pro-Morsi la scorsa estate. Domenica è iniziata una sassaiola tra studenti e soldati, presenti all’esterno del campus, con il lancio di gas lacrimogeni da parte della polizia. Gli studenti chiedevano il rilascio di decine di attivisti pro-Morsi di cui non si hanno notizie da mesi. I sostenitori dell’ex presidente hanno lanciato una campagna di raccolta firme «illegittimo» (Batel) per mostrare la reale forza degli islamisti nel Paese. Lo scorso 30 giugno un’analoga campagna di firme «rivolta» (Tamarrod) aveva dato il via alle manifestazioni che hanno poi consentito all’esercito di intervenire contro la Fratellanza.

Gli stessi giovani di Tamarrod (molti dei quali hanno detto di appoggiare un’eventuale candidatura alla presidenza della Repubblica del capo delle Forze armate Abdel Fattah Sisi), insieme agli attivisti del movimento anti-Mubarak 6 Aprile, hanno protestato contro la proposta di legge che limita le manifestazioni di piazza. La bozza conferisce il potere alla polizia di cancellare, posticipare o cambiare il luogo di una protesta. Il testo è stato approvato anche da molti movimenti laici per impedire le diffuse contestazioni della Fratellanza. In questo contesto, anche 19 Ultras dell’al Ahly, la più grande squadre di calcio egiziana la cui tifoseria ha partecipato alle manifestazioni del 2011, sono stati arrestati per aver partecipato al sit-in che ha bloccato via Salah Salem, la strada che conduce dal centro del Cairo all’aeroporto. Non solo, la Commissione incaricata di riscrivere la Costituzione sta per terminare il suo lavoro, e procede al voto dei singoli articoli emendati prima del referendum popolare, che avverrà entro dicembre.

Le manifestazioni erano cominciate lo scorso venerdì per il «ritorno di Morsi» (che sarà processato per omicidio il prossimo 4 novembre). Le principali manifestazioni hanno avuto luogo in piazza Nahda a Giza, Helwan, Qena e Alessandria. Gli islamisti brandivano foto dell’ex presidente e immagini della piazza Rabaa, ormai simbolo della repressione contro gli islamisti.

Infine, sono arrivate le critiche di Amnesty International sull’uso della forza contro i manifestanti e il trattamento dei rifugiati siriani in Egitto. Secondo il documento diffuso, i rifugiati sono spesso detenuti in pessime condizioni, mentre i bambini sono separati dai loro genitori. Secondo fonti ufficiose, ci sarebbero almeno 300mila siriani in Egitto. Mentre non si placano le violenze nel Sinai, un sergente di 27 anni, Ahmed Lashin, è stato ucciso ad al Arish in un attacco di militanti islamisti ad un posto di polizia.