Alla vigilia della conferenza internazionale in cui i paesi donatori riuniti a Berlino sono chiamati a sostenere l’economia sudanese al collasso – l’inflazione è superiore al 100 per cento e le autorità stampano denaro per finanziare pane, carburante ed elettricità -, il paese africano sta concludendo un accordo per risarcire Washington per gli attentati del 1998, rivendicati da Al Qaeda, alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. Lo ha annunciato ieri il ministro degli esteri Asmaa Abdallah lasciando intendere che l’obiettivo è quello di far rimuovere il Sudan dalla lista statunitense dei paesi accusati di sostenere il terrorismo.

 

A febbraio la Corte Suprema statunitense aveva indicato in 4,3 miliardi di dollari i danni causati dal regime ora rovesciato di Omar al Bashir accusato di complicità negli attentati che uccisero 224 persone, in prevalenze africane. Il presidente Bill Clinton rispose ordinando bombardamenti aerei e lanci di missili contro presunte basi qaediste in Afghanistan e l’impianto farmaceutico sudanese di Shifa che, secondo l’intelligence Usa, nascondeva una fabbrica di armi chimiche. Ventidue anni dopo è vicino un compromesso per il risarcimento alle vittime e feriti americani, sebbene di minore entità rispetto ai danni stimati dalla Corte Suprema. «Siamo ai dettagli finali dell’accordo. Una nostra delegazione è a Washington e sta negoziando con gli avvocati delle vittime. In questo modo il Sudan avrà soddisfatto tutti i requisiti» per essere rimosso dalla lista nera, ha spiegato Abdullah. A febbraio Khartum aveva accettato anche di risarcire le famiglie di 17 marinai della Marina americana uccisi in un attacco di al Qaeda alla nave da guerra USS Cole nello Yemen, il 12 ottobre 2000. Anche il quel caso gli Usa accusarono il Sudan di complicità.

 

Gli attentati di al Qaeda in Africa avvennero nell’agosto 1998. Un camion carico di tritolo si schiantò contro il consolato americano nel centro di Nairobi. Poco dopo un’altra potente esplosione colpì la sede diplomatica americana a Dar-es-Salaam. Oltre ai morti ci furono anche 5mila feriti. L’attacco simultaneo e scenografico, nel tipico stile qaedista, di fatto annunciò quello che tre anni dopo i piloti suicidi dell’organizzazione jihadista avrebbero portato a termine contro le Torri Gemelle e altri obiettivi negli Usa. Si trattò inoltre della prima operazione armata congiunta di grosse proporzioni frutto dell’alleanza tra Osama bin Laden e il capo del Jihad globale Ayman Zawahiri.

 

Il Sudan post-Bashir sta facendo di tutto per entrare nelle grazie degli Usa e dell’Occidente. Il premier Abdalla Hamdok è anche impegnato a smantellare il patrimonio statale per attirare gli investimenti dall’estero. Alla testa di un comitato, Hamdok da poco ha approvato un piano per privatizzare 650 società appartenenti a ministeri e altre autorità. Khartum inoltre ha avviato colloqui con l’Fmi per un programma che spiani la strada al sostegno finanziario internazionale.