I movimenti antiabortisti, antifemministi e anti-Lgbtqi di tutto il mondo si ritroveranno a Verona il prossimo fine settimana per la tredicesima edizione del Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF). Saranno presenti associazioni, capi di stato, ministri, esponenti politici della destra radicale, cristiana e integralista. Tra gli speakers compaiono, ad esempio, Željka Markić, promotrice del referendum che in Croazia ha introdotto la tutela costituzionale del matrimonio (pensa che la lotta alla violenza domestica sia una minaccia alla famiglia tradizionale), Dmitri Smirnov, arciprete, Presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità, che considera la lotta alla violenza contro le donne contraria alla religione, Theresa Okafor, direttrice regionale africana del WCF che in Nigeria ha sostenuto una legge contro gli omosessuali. E poi rappresentanti politici dall’Uganda, dall’Ungheria, dalla Polonia, nobiltà e aristocrazia varia: tutti soggetti accomunati dall’obiettivo di imporre un arretramento dal punto di vista dei diritti e della libertà delle donne.

I gruppi e gli individui che si identificano con l’agenda ideologica del Wcf sono per la «famiglia tradizionale» (cioè patriarcale ed eterosessuale), contro l’aborto e i diritti riproduttivi, contro i matrimoni gay e i diritti Lgbtqi, contro il divorzio, gli studi di genere e l’immigrazione. Per portare avanti le loro finalità lavorano in modo trasversale e in connessione con le destre sovraniste di mezzo mondo per condizionare parlamenti e governi, abrogare leggi esistenti e approvarne altre di segno opposto. L’organizzazione ha ad esempio sostenuto la legge poi approvata in Russia nel 2013 sulla propaganda gay e quella contro le adozioni da parte delle coppie dello stesso sesso (Brian Brown, l’attuale presidente del World Congress of Families, proprio in quei giorni era a Mosca per portare la propria posizione di fronte alla Duma).

Al Congresso di Verona, con il patrocinio del ministero per la Famiglia e le Disabilità, della Regione Veneto, della regione Friuli Venezia Giulia e della provincia, saranno presenti anche tre ministri del governo italiano: il ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, il ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Ma anche il senatore della Lega Simone Pillon, promotore di un disegno di legge molto contestato in materia di diritto di famiglia, separazione e affido e promotore del gruppo parlamentare «Vita famiglia e libertà» di cui fanno parte più di cento tra deputati e senatori di centrodestra (anche del Movimento 5 Stelle) e che sembra essere nato proprio per dare voce istituzionale alle istanze del Wcf. E poi Giorgia Meloni, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il vescovo Gianluca Zenti e il sindaco di Verona Federico Sboarina: l’amministrazione comunale risulta co-organizzatrice del Wcf e ha dunque messo a disposizione a titolo gratuito la sede dell’incontro.

L’idea di un Congresso Mondiale delle Famiglie nacque a metà degli anni Novanta dalla relazione tra due studiosi, uno storico americano (Alan Carlson che era anche un ex funzionario dell’amministrazione Reagan) e il demografo russo Anatoli Antonov. Alla loro concezione di «famiglia» affiancarono la paura di un imminente crollo demografico attribuendone le colpa al movimento femminista e alla liberazione sessuale. Il Wcf nacque, dunque, immediatamente con un forte tratto antifemminista, nonostante proprio dal linguaggio e dall’immaginario femminista traggano la loro più grande ispirazione. Una delle organizzazioni centrali per il Wcf, CitizenGo, in occasione dell’8 marzo quando è stato organizzato uno sciopero globale delle donne, ha diffuso un manifesto in cui la foto di un feto era accompagnata dalla frase: «Dalla parte di tutte le donne. Non una di meno» con riferimento al nome del movimento femminista che in Italia aveva organizzato lo sciopero. Prima ancora, per i 40 anni della 194 la stessa fondazione ha affisso dei manifesti con scritto: «Aborto. Prima causa di femminicidio al mondo».

Con il tempo Wcf è diventato lo spazio ideale per i movimenti di estrema destra e le chiese di mezzo mondo perseguendo, a quel punto, la costruzione di un’azione coordinata contro i presunti nemici di una società «moralmente fondata».
In Italia le principali alleanze del Wcf sono con i movimenti Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo I Nostri Figli e ProVita (con le organizzazioni che hanno cioè promosso il Family Day), con CitizenGO, fondazione con sede a Madrid che nel consiglio di amministrazione ha diversi membri influenti del Wcf, con la Lega di Matteo Salvini, e anche con Forza nuova: Alexey Komov rappresentante regionale del Wcf in Russia, personaggio legato tra l’altro ad alcuni oligarchi che finanziano il Congresso, nel 2013 era al Lingotto di Torino per festeggiare Matteo Salvini appena diventato segretario dell’allora Lega Nord. Il portavoce di Pro Vita, Alessandro Fiore (presente al Wcf di Verona), è figlio di Roberto Fiore, leader di Forza Nuova che ha annunciato la presenza del partito al Congresso e che da alcuni suoi membri russi è stato definito «il nostro amico italiano filo-russo».

Il Congresso si farà a Verona poiché storicamente è stata il crocevia dell’estremismo della destra italiana in tutte le sue forme, e perché negli ultimi dieci anni almeno ha rinvigorito questa cultura nera attraverso la complicità degli integralisti cattolici e dei gruppi neofascisti di certo non ostili all’amministrazione comunale. Lo scorso ottobre, a Verona, è stata approvata la mozione 434 (dopo una visita del presidente del Wcf Brown in città) che dichiara «Verona città a favore della vita» e che finanzia progetti legati ai movimenti antiaborstisti. In quell’occasione un consigliere comunale fece il saluto fascista in aula alle attiviste di Non Una di Meno. Infine, il vicensindaco di Verona prima di diventare ministro era proprio Lorenzo Fontana che è uno dei maggiori sostenitori ed esecutori in Italia dell’agenda politica del Congresso.