Mentre la Guardia di Finanza, su ordine della magistratura genovese, sequestra presso gli uffici di Autostrade la documentazione relativa al disastro che ha provocato oltre 40 morti e decine di feriti, il consiglio d’amministrazione di Atlantia, holding di comando del gruppo Benetton, apre le ostilità contro il governo Conte-Salvini-di Maio. Alla fine di una riunione straordinaria il quartier generale del gruppo in un comunicato stampa ha fatto capire che i legali di Atlantia prenderanno in considerazione anche l’ipotesi di aprire un contenzioso giudiziario contro l’esecutivo per il reato di aggiotaggio o di turbativa di mercato. Dietro il linguaggio felpato della holding che controlla Autostrade per l’Italia si intravede una vera e propria dichiarazione di guerra.

Il cda di Atlantia – si legge nella nota – ha «avviato la valutazione degli effetti delle continue esternazioni e della diffusione di notizie sulla società, avendo riguardo al suo status di società quotata, con l’obiettivo di tutelare al meglio il mercato e i risparmiatori». «Le continue esternazioni» di cui parla il cda di Atlanta sono in realtà le parole pronunciate da Matteo Salvini e Luigi di Maio subito dopo il crollo del ponte Morandi. I due vice premier a poche ore dal crollo indicarono nella società Autostrade la responsabile del disastro e a quel punto Autostrade ipotizzò che ci fosse stata una manipolazione del mercato.

Il gruppo Atlantia non si limita a minacciare il governo per aggiotaggio ma tenta di scaricare sulle istituzioni la responsabilità dell’accaduto. «La mancata attuazione del 72,89% degli interventi previsti nel Piano Economico Finanziario (Pef) si riferisce ad investimenti per il potenziamento della rete genovese (Gronda e nodo San Benigno) e non riguarda in alcun modo le attività di manutenzione», si legge ancora nella nota. Il dato non deriverebbe da scelte compiute dalla società, ma sarebbe effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti nell’approvazione del progetto della Gronda di Genova.

Il mercato borsistico ha preso malissimo questa dichiarazione di guerra al governo, per Atlantia ieri si è verificato un nuovo tonfo. Il titolo della società ha chiuso in calo del 3,8% a 18,18 euro, con una perdita in termini di capitalizzazione di Borsa di circa 560 milioni di euro rispetto al giorno precedente, quando il titolo aveva chiuso a 18,9 euro a circa 15,6 miliardi di valore in Borsa. E proprio su questa perdita di valore il cda della compagnia che controlla Autostrade ha deciso di «avviare una valutazione», che stimerà gli effetti delle «continue esternazioni e della diffusione di notizie sulla società» di questi ultimi giorni. Dal crollo del Ponte Morandi a Genova, il 14 agosto, la società ha perso oltre il 25%.
In mattinata, il titolo della società aveva tentato il recupero ma a metà seduta sono iniziate le vendite. A voler essere sinceri le vendite sono iniziate proprio quando Atlantia ha diffuso il comunicato. E non è escluso che il titolo sia tornato a perdere quando si è diffusa la notizia che la Guardia di Finanza ha fatto irruzione nelle sedi di Autostrade per reperire tutta la documentazione necessaria all’inchiesta giudiziaria.

L’aggressività del gruppo Atlantia-Benetton è dovuta forse al fatto che ieri è arrivata un’altra brutta notizia. L’agenzia Moody’s ha annunciato di avere posto sotto esame – per un possibile downgrade – i rating del gruppo Atlantia e delle controllate Autostrade per l’Italia e Aeroporti di Roma. La decisione – si spiega – riflette «gli accresciuti rischi al ribasso per il profilo di credito di Atlantia» legati al crollo del Ponte Morandi e all’avvio della procedura di revoca della concessione per Aspi che «avrebbe un notevole impatto negativo» sia per la società che per la stessa Atlantia. Una revoca – precisa Moody’s – che eventualmente «farebbe partire richieste di indennizzo» da parte del gruppo ma al tempo stesso potrebbe spingere gli obbligazionisti a far scattare l’opzione put su bond Aspi. Moody’s ricorda come il gruppo mantenga comunque una «certa flessibilità» per adottare misure che mitighino gli eventuali effetti negativi.