Ventiquattro ore dopo l’ accordo raggiunto a Bruxelles tra il governo greco e i 18 paesi dell’eurozona nessuno si considera vincente, né ovviamente ammette di aver concesso più di tanto. In Grecia prevale soprattutto uno spirito di riflessione. Il paese è ancora immerso in un lungo week-end, visto che il lunedì dà inizio alla Quaresima ortodossa.

Politicamente, il documento di Bruxelles è un compromesso temporaneo. «Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra», ammette Tsipras. Syriza non ha ottenuto ciò che voleva – ed è ovvio vista la disparità delle forze in campo- ma ha messo per la prima volta sul tavolo dei colloqui il tema dell’Europa e il suo futuro. L’accordo riflette la necessità di una tregua che darà da una parte l’opportunità di costruire rapporti di fiducia tra Atene e i partner europei e, dall’ altra, tempo prezioso affinché tutti si preparino ad un confronto sostanziale sulle politiche europee. Tra quattro mesi, Alexis Tsipras dovrà aver iniziato ad attuare i cambiamenti promessi pur rispettando gli impegni e soprattutto dovrà presentare il suo new deal per un’ «altra Europa anti-austerity». D’altra parte, Angela Merkel dovrà capire se può continuare sulla stessa linea d’intransigenza nei confronti del Sud Europa.

Basato sulla lettera di Yanis Varoufakis, il documento di Bruxelles è un accordo-ponte, l’estensione dell’ attuale programma di risanamento, che prevede un po’ di flessibilità all’austerity. «Ponte» perché di breve durata (solo quattro mesi), «estensione» perché in realtà è la proroga del Master Financial Assistance Facility Agreement (Mfafa). Il Mfafa altro non è che il famigerato «memorandum», che scade il 28 febbraio, e che a sentire il governo greco «è stato annullato» dal momento che il nuovo accordo non è associato a misure specifiche di austerity; a sentire Wolfgang Schäuble, invece, nulla è cambiato, perciò – sempre secondo il ministro delle finanze tedesco -, «Tsipras avrà delle difficoltà a spiegare l’ accordo ai suoi connazionali».

[do action=”quote” autore=”Alexis Tsipras in tv”]«Abbiamo vinto solo una battaglia, non la guerra, il vero negoziato inizia ora»[/do]

L’unico risultato tangibile il governo di Syriza-Anel sembra averlo strappato sull’abbassamento dell’avanzo primario (sicuramente in questo momento è il punto più importante dell’accordo perché solo così si può far fronte alla crisi umanitaria). Ma non ha ottenuto ciò che Tsipras aveva detto durante la campagna elettorale e ha ripetuto la notte della sua vittoria. Che «dal 26 gennaio in Grecia comincia un’altra era, senza misure di austerità». In altri termini l’accordo di Bruxelles è una pesante ipoteca sul programma di Salonicco presentato da Syriza.

22desk nel testo tsipras

Il massimalismo verbale di Tsipras offre all’ala radicale e agli oppositori interni una buona opportunità per criticare l’ esito delle trattative. Il ministro della Ristrutturazione produttiva e dell’ambiente, Panagiotis Lafazanis, leader della potente «Corrente di Sinistra» dentro Syriza, ha ribadito prima e dopo i negoziati che «l’accordo-ponte deve comunque essere in linea con il nostro programma (di Salonicco, ndr), abbiamo delle zone rosse che non possono essere superate». «Abbiamo promesso di essere liberati dall’austerità e dalle tenaglie del capitale europeo ma nulla è successo a Bruxelles», ammetteva ieri un dirigente di Syriza a Salonicco. Lamentele anche per l’atteggiamento di Varoufakis, il ministro delle finanze greco, che «con il suo stile casual e con ciò che diceva ha irritato i suoi colleghi europei». «Tsipras e Varoufakis hanno cercato di ottenere più di quanto potevano avere dai partner pur non conoscendo le regole del gioco», è il commento di un anziano ex dirigente di una banca ellenica.

La stampa greca ha dato molta enfasi alla telefonata tra Tsipras e Merkel, mentre era in corso il negoziato a Bruxelles, perché a quanto pare è stata decisiva per l’esito positivo del terzo round all’Eurogruppo. Alcuni attivisti della sinistra radicale dicono che «in un faccia a faccia tra Merkel e Tsipras in un vertice Ue tutti avranno le idee chiare. Non solo i «19» ma tutti i membri dell’Ue, che in realtà dovranno decidere non sulla permanenza della Grecia nell’euro ma se prevalgono l’architettura europea e i suoi principi fondamentali oppure la volontà del più forte».

Alle 2 di ieri Tsipras è apparso alla tv pubblica dicendo che «abbiamo annullato i piani delle forze conservatrici che miravano all’asfissia del nostro paese… ma abbiamo vinto una battaglia, non la guerra. Le vere difficoltà sono ancora di fronte a noi. Comunque abbiamo raggiunto il nostro principale obiettivo all’interno dell’eurozona, l’intesa ha cancellato gli impegni sull’austerity dei precedenti governi… ma il negoziato non è finito, anzi adesso entra in una nuova fase, di sostanza».

In serata Tsipras ha riunito il consiglio dei ministri per preparare la lista di misure da presentare domani. Non saranno misure che gravano sul bilancio. Secondo la tv greca Mega, ci sono l’introduzione di una rateizzazione fino a 100 rate per le tasse arretrate, nuove regole sul lavoro, lotta all’evasione fiscale e l’indipendenza della Segreteria generale delle entrate. Altre misure verrebbero dalle analisi fatte con l’Ocse nei giorni scorsi. «Sono praticamente certo che la nostra lista di riforme sarà approvata dalle istituzioni, non diranno di no, altrimenti l’accordo sarebbe già morto e sepolto», ha detto Varoufakis al termine del consiglio dei ministri.