Non avrebbe potuto esserci migliore Galeotto per tentare di indurci ad amare la nuova PlayStation, quinta console domestica di Sony, che il robot Astro. È questa creatura meccanica ad introdurci nel mondo nuovo dell’oggi introvabile PlayStation 5, esaurita ovunque e già frutto di odiose speculazioni sui negozi virtuali di internet.

Astro’s Playroom è un videogioco già istallato all’interno della console e potrebbe sembrare qualcosa di piccolo, o per piccoli, ma non lo è o almeno non è solo questo. Si tratta di un platform in tre dimensioni attraverso i cui spazi scorrazziamo per un’interpretazione onirica della storia di PlayStation e che funziona in maniera illuminante per illustrarci le caratteristiche della nuova macchina da gioco: non solo la sua potenza tecnologica nel garantire un’altissima risoluzione e un elevato «frame-rate», oppure la quasi-assenza dei tempi di caricamento così fulminei da essere effimeri, ma soprattutto la rivoluzionaria portata ludica del «controller» chiamato Dual Sense. Tenendo tra le mani questo tramite tra giocatore e avatar, si ha l’impressione di toccare qualcosa di vivo, un oggetto che sembra ispirato alle invenzioni ludico-carnose dell’Existenz di David Cronenberg, sebbene assai meno inquietante e immediatamente confortevole.

Il Dual Sense è un controller aptico che utilizza un sofisticato, mai sperimentato prima, sistema di vibrazioni in grado di restituire tramite il tatto una serie innumerevole di suggestioni connesse all’esperienza di gioco. Percepiamo le diverse qualità del terreno, il gocciolare della pioggia, gli sforzi di Astro e la ritmica dei suoi passi, la tensione e la resistenza degli oggetti.

Inoltre sul Dual Sense è implementato un microfono che contrappunta non solo le varie sensazioni ispirate dal tocco ma instaura con i suoi suoni un costante rapporto con quelli che provengono dalle casse del monitor, favorendo uno straordinario e tridimensionale panorama sonoro tra chi gioca e l’immagine. Non è detto che tutti i venturi videogiochi sfrutteranno con tale maestria le potenzialità del Dual Sense, tuttavia le premesse per trasformare il gioco in qualcosa che vada oltre l’occhio e l’orecchio ci sono (chissà quando verrà coinvolto anche l’olfatto) e potrebbero garantire affascinanti e ardite sperimentazioni.

Con il suo aspetto esuberante, che si identifica subito imponendosi nello spazio domestico, una forma bella per la sua sfrontata vanità, PlayStation 5 si presenta come una console pensata per ribadire con elettronico orgoglio i successi della sua storia e inaugurare una discreta rivoluzione che non turbi troppo la passione dei milioni di giocatori che da generazioni l’hanno eletta a macchina da gioco imprescindibile.

Vedremo se il mutamento dei gusti e delle mode, oltre che la concorrenza dei comunque appetibili oltre che economici servizi delle nuove XBox di Microsoft, non negheranno la vittoria di PlayStation anche questa volta. Tuttavia, come si suole dire, se un buon giorno si vede dall’alba.