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AstraZeneca sotto esame, ma il «ritiro è cautelativo»

AstraZeneca sotto esame, ma il «ritiro è cautelativo»Fiale del vaccinoAstraZeneca – Ap

Vaccini Sospeso in sei paesi europei il lotto ABV5300, l’Italia blocca il numero ABV2856, mentre Danimarca, Norvegia e Islanda fermano del tutto le somministrazioni in attesa dei risultati delle analisi. L’Ema smorza gli allarmi: «Le informazioni a disposizione finora indicano che il numero di eventi tromboembolici nella popolazione vaccinata non è superiore a quella rilevata nella popolazione generale»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 12 marzo 2021

Dopo la segnalazione di alcuni decessi e patologie in persone vaccinate, diversi paesi europei hanno interrotto l’utilizzo di un lotto di vaccino AstraZeneca.

Anche l’Italia ha preso un provvedimento simile vietando l’utilizzo di un secondo lotto in attesa di approfondimenti, dopo la morte di due persone vaccinate in Sicilia. Sui due episodi siciliani sta indagando la procura di Siracusa con l’ipotesi di omicidio colposo. Anche in Austria una donna vaccinata di 49 anni immunizzata con lo stesso vaccino, ha perso la vita per un «grave disordine della coagulazione del sangue», secondo l’Ufficio federale austriaco per la sicurezza sanitaria.

L’AUSTRIA, SEGUITA da Estonia, Lettonia, Lituania e Lussemburgo, ha sospeso l’uso del lotto di vaccino somministrato alla donna. Danimarca (uno dei paesi in cui è stato segnalato un decesso per un embolo), Norvegia e Islanda hanno sospeso del tutto le somministrazioni del vaccino in attesa dei risultati delle analisi.

Sotto esame è il lotto numerato con il codice ABV5300, una partita da un milione di dosi di vaccino distribuite in 17 paesi europei, ma non in Italia. Il lotto su cui si indaga in Sicilia riporta invece il numero di serie ABV2856. Da ieri, ad Afragola (Napoli) si indaga anche su un terzo decesso di una persona vaccinata con il vaccino AstraZeneca, ma con un lotto diverso.

IL RITIRO È CAUTELATIVO, perché un legame diretto tra la vaccinazione e gli episodi segnalati è tutto da dimostrare. «Non ci sono indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste condizioni, che non risultano tra gli effetti collaterali del vaccino» si legge in una nota dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema). Non è raro, tuttavia, che alcune reazioni avverse emergano solo dopo l’utilizzo su popolazioni molto più ampie di quelle studiate nelle sperimentazioni cliniche.

Molti degli eventi che hanno portato alle interruzioni sono legati alla formazione dei coaguli nel sangue che possono avere conseguenze gravi e addirittura letali.

Dalle prime indagini del Comitato di valutazione del rischio sulla farmacovigilanza dell’Ema non emergono particolari allarmi: «Le informazioni a disposizione – spiega l’Agenzia – finora indicano che il numero di eventi tromboembolici nella popolazione vaccinata non è superiore a quella rilevata nella popolazione generale. Al 9 marzo 2021, sono stati riportati 22 casi di eventi tromboembolici sui tre milioni di persone vaccinate con il vaccino anti-Covid-19 della AstraZeneca nell’Unione Europea». In media, secondo gli studi sulle trombo-embolie venose riportati da Paul Hunter dell’università dell’East Anglia, ci si aspetta di rilevare 1.097 episodi di questo tipo per milione di persone tra gli ultra ottantenni, 645 tra i settantenni e 425 nei sessantenni nel mese successivo alla vaccinazione, indipendentemente dal vaccino.

ANCHE L’AGENZIA ITALIANA del farmaco raffredda i toni: «I dati di tutti i paesi arrivati dall’Ema sono rassicuranti» spiega il direttore Nicola Magrini. «Va mantenuta la campagna vaccinale perché il profilo rischi/benefici per questo vaccino è positivo, i rischi non sono tali da comprometterne il valore. Certamente vanno informati i cittadini».

Garantire la trasparenza ed evitare lo sviluppo di psicosi anti-vacciniste sarà ora il compito delle autorità sanitarie di tutta Europa. Il vaccino AstraZeneca aveva già ricevuto un’accoglienza tiepida da parte dell’opinione pubblica, che lo ha considerato «di serie B» rispetto ai vaccini a mRna sviluppati dalla Pfizer e dalla Moderna. Colpa anche dei test clinici compiuti prima dell’immissione in commercio, in cui l’azienda aveva compiuto diversi errori. Grazie ai ritardi nelle somministrazioni, ad esempio, i ricercatori hanno scoperto che l’efficacia del vaccino sale dal 60% a circa l’80% se tra le due dosi si attendono tre mesi. Ma l’azienda, prodiga di comunicazioni quando si è trattato di promuovere il suo vaccino, finora non ha rilasciato commenti.

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