«Assenza più acuta presenza» diceva il poeta e non a caso la Storia è piena di furbacchioni che hanno mangiato la foglia: Cincinnato che molla il potere per tornare al suo orticello e farsi tirare per la giacchetta; Celestino V che rinuncia al papato per un posto nella Divina Commedia; Rocky Marciano che abbandona il ring imbattuto prima che a sbattercelo fuori sia uno più grosso di lui e via dicendo. Ma non solo dittatori, papi e campioni del passato.
Dal Nanni Moretti col suo «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?», al Matteo Renzi col suo «maramaldeggio meglio se resto nel PD o se me ne vado?», ai furbetti del cartellino che timbrano in mutande e se ne tornano a letto, la filosofia dell’assenzialismo è oggi nuovamente in auge. Ed è a quella, che con tutta evidenza, si rifà oggi Nicola Zingaretti per rifondare la sinistra. Come dargli torto? Guardiamo alle sorti del socialismo prima di lui: Turati, Matteotti, Nenni, Saragat, Pertini, ma chi se li ricorda? tutti finiti nel dimenticatoio della Storia proprio per il loro presenzialismo: sempre in piazza, sempre in Parlamento, sempre al confino, sempre in galera… il troppo stroppia! Prendete invece l’ultimo Gran Capo socialista Bettino Craxi. Mica fesso. Lui, capita l’antifona, a un certo punto se l’è svignata e se n’è rimasto vent’anni lontano dalla mischia a prendere il sole sulla spiaggia. Col risultato che quelli che il socialismo l’hanno fondato e difeso a costo della vita oggi non se li fila più nessuno, e quello che il socialismo l’ha fatto sciogliere come burro sui popcorn del berlusconismo, è oggi celebrato e riverito come una star del cinema. Tutto ciò grazie alla sua assenza.
Bè, deve aver ragionato Zingaretti: se l’assenza paga così bene allora… «mi si nota di più se vado in giunta per l’autorizzazione a procedere contro Salvini e mi astengo? oppure se non ci vado proprio?». E invece di bastonarlo inutilmente alla vigilia delle elezioni in Emilia, Zinga ordina ai suoi: assentatevi! C’è chi ha storto il naso ma il tempo è galantuomo. Oggi, erroneamente ringalluzzito da questo piccolo Aventino, Matteone insiste a sovraesporsi citofonando a presunti spacciatori tunisini. Ma se a dio piacendo farà domani il tragico errore di presenziare stabilmente a Palazzo Chigi, allora sarà Aventino grande e peggio per lui! I suoi manipoli saran costretti a lasciare il loro comodo bivacco in Parlamento per venirci a citofonare a casa uno per uno.
Come ai bei tempi.