Nel pomeriggio di ieri alla nave ResQ è stato assegnato il porto di Augusta per far sbarcare le 166 persone soccorse nei giorni scorsi. L’omonima organizzazione italiana, alla prima missione in mare, aveva chiesto domenica alle autorità competenti di indicare una destinazione e lunedì aveva fatto rotta verso le coste orientali della Sicilia per ripararsi da vento e onde. La notizia è stata salutata con grande gioia sul ponte della nave.

Nel Mediterraneo centrale rimane la Geo Barents di Medici Senza Frontiere. A bordo i migranti sono diventati 322: nella notte tra lunedì e martedì l’equipaggio di Msf ha realizzato altri due interventi (cinque dall’inizio della missione).

Sul suo caso si è concentrata l’attenzione del leader della Lega Matteo Salvini, che è tornato ad agitare la tesi del «flag state», cioè dei presunti obblighi dello Stato di bandiera, in questo caso la Norvegia. Lo ha fatto anche ieri: «C’è in avvicinamento in Sicilia una nave con migranti che batte bandiera norvegese, il ministro dell’Interno faccia il favore di chiamare in Norvegia perché ognuno si faccia carico delle proprie responsabilità».

Che Oslo debba accogliere i naufraghi soccorsi da una nave su cui sventola la sua bandiera, però, non è previsto né dalle normative Sar (ricerca e soccorso), né da quelle sull’immigrazione, né da impegni politici (la Norvegia non ha neanche aderito all’accordo di Malta del 2019).

«I nostri medici stanno monitorando le persone, al momento le loro condizioni sono stabili ma tutte sono molto provate. Ci sono casi di disidratazione acuta e ustioni, soprattutto in donne a bambini. Si tratta comunque di una situazione d’emergenza: un soccorso non finisce fino allo sbarco in luogo sicuro», dice dalla Geo Barents Avra Fialas, di Msf.