Dopo il diktat del premier Renzi sulla fecondazione eterologa, la marcia indietro del ministro Beatrice Lorenzin (addio decreto, decida il Parlamento) combacia con la «legalità democratica» di Sergio Chiamparino. Il neo-eletto governatore del Piemonte, nel ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni, si allinea così: ««Sono già d’accordo con il ministro: non appena rientra dal suo viaggio fisseremo un incontro per discutere del riparto del fondo sanità e definire le linee guida di applicazione in materia di fecondazione eterologa». Ad inizio settembre è in agenda la riunione delle Regioni e Chiamparino già che c’è si allinea anche con il leghista veneto Luca Coletto (coordinatore della Commissione Salute): «Non è in discussione la legge, ma le modalità e le condizioni economiche della sua applicazione».
Peccato che il presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro abbia chiosato senza equivoci la sentenza sulla legge 40: «I centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l’eterologa, purché rispettino tutti quei paletti che la legge ha fissato per la procreazione medicalmente assistita in generale e tutti i meccanismi di controllo pubblico previsti e magari talvolta insufficienti». E Stefano Rodotà scandisce: «Sono scandalizzato dal comportamento del governo: c’è una palese violazione della sentenza della Corte Costituzionale. C’è una grande ipocrisia da parte del governo Renzi. Apparentemente dice: “è una questione di cui si deve occupare il Parlamento” ma di fatto reintroduce il divieto a ricorrere all’eterologa, in assoluto contrasto con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale».
È proprio questa la linea adottata dalla Toscana con il governatore Enrico Rossi: ««Il ministro Lorenzin non può dire fermatevi. La Corte Costituzionale ha stabilito che è vietato vietarla». La delibera toscana ha già recepito la sentenza: strutture pubbliche aperte alle coppie con un ticket di 500 euro. «Se sarà impugnata, ci difenderemo. Se non sarà appellata andremo avanti» garantisce Rossi. E anche i centri che fanno parte dell’associazione Cecos Italia da settembre in Toscana inizieranno le fecondazioni eterologhe.
Sotto traccia, lo scontro è stato anche con Assuntina Morresi (l’esperta di fiducia del ministro Lorenzin)che ammonisce le Regioni «da fughe in avanti che metterebbero a repentaglio la salute dei nati». Ma il Lazio è pronto a seguire le orme della Toscana: Alessio D’Amato (responsabile della cabina di regìa della sanità regionale) lo conferma. E ora si tratta di aspettare che la giunta di Nicola Zingaretti deliberi di conseguenza. Una scelta che potrebbe estendersi anche a Liguria, Umbria e Friuli.
Più complicata la situazione dell’Emilia a causa del “vuoto istituzionale”: al Sant’Orsola di Bologna aspettano indicazioni. Andrea Borini, presidente della Società italiana di fertilità e medicina della riproduzione, fa chiarezza: «Se una cosa non è vietata, la si può fare. Se non si può fare, occorre che il ministero o la Regione lo dica per iscritto. A settembre, procediamo: abbiamo circa 200 donne in attesa di fare l’ovodonazione. Avevamo fatto l’eterologa per 20 anni, prima del 2004…».
In Italia, sono 348 i centri iscritti al Registro nazionale Pma (procreazione medicalmente assistita). Nella relazione di 156 pagine del 30 giugno, il ministro Lorenzin ha pubblicato i dati ufficiali del 2012 sulle tecniche di fecondazione di secondo e terzo livello: 50.087 prelievi e 49.054 trasferimenti di embrioni per 12.639 gravidanze, 8.123 parti e 9.814 nati vivi.