Dopo quasi mille giorni di permanenza di Julian Assange all’interno dell’abitazione londinese, fornitagli direttamente dall’ambasciata dell’Ecuador, per evitare l’estradizione negli Stati uniti, i giudici svedesi hanno deciso di recarsi in Gran Bretagna, allo scopo di interrogare il fondatore di Wikileaks, accusato di reati relativi a violenza sessuale.

Una decisione giunta a sorpresa, che potrebbe sbloccare una situazione ferma da ormai quasi cinque anni, quando Assange ottenne asilo politico dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa nella sede dell’ambasciata di Quito a Londra per evitare la possibile estradizione dalla Svezia verso gli Stati uniti.

Washington non ha sicuramente dimenticato le rivelazioni di Wikileaks sulla guerra in Iraq prima, e circa le comunicazioni dalle ambasciate poi, che hanno finito per esporre alcune politiche considerate fino ad allora «segrete» da parte degli Usa e alcuni suoi alleati. C’è anche chi paga per questo, da tempo e in carcere; è il caso di Chelsea Manning, considerata l’allora responsabile della diffusione del materiale riservato.

Per quanto riguarda le accuse di stupro contro Julian Assange, gli inquirenti svedesi avevano sempre rifiutato di spostarsi a Londra, dove pure Assange era stato arrestato, per interrogare il giornalista- attivista che da cinque anni è prigioniero in una casa a Knightsbridge. Ieri dunque, un po’ a sorpresa, è arrivata la decisione del procuratore capo Marianne Ny che ha deciso di cambiare atteggiamento.

Tra gli obiettivi dei giudici svedesi, ci sarebbe anche quello di evitare la prescrizione, nel prossimo agosto, di alcuni reati. «Abbiamo sempre ritenuto – ha spiegato il magistrato – che un interrogatorio tenuto nell’ambasciata dell’Ecuador non sarebbe stato sufficientemente efficace, e che comunque Assange deve tornare in Svezia dove deve essere processato. Ma bisogna evitare che la prescrizione faccia saltare tutto».

È bene ribadire – in ogni caso – che per quanto riguarda i reati più gravi, il tempo a disposizione arriva fino al 2020.
Per questo, il magistrato svedese ha chiesto ai legali di Assange di interrogarlo a Londra e di avere un campione di Dna. Secondo quanto ha rilasciato l’avvocato del fondatore di Wikileaks, Per Samuelson, Juliane Assange probabilmente accetterà l’interrogatorio a Londra dopo aver esaminato i dettagli della richiesta avanzata dalla procura.

«È una cosa che abbiamo chiesto per oltre quattro anni. Julian Assange vuole essere interrogato in modo da poter essere prosciolto», ha detto Samuelson. Lo stesso Assange si è detto «molto felice ma irritato» dopo che i procuratori svedesi hanno dato la loro disponibilità ad andare a Londra per interrogarlo.

«C’è voluto troppo tempo» per arrivare a questa decisione, avrebbe riferito il fondatore di Wikileaks. E dalle autorità inglesi, massima disponibilità a collaborare. «Come abbiamo già precedentemente chiarito, siamo pronti a offrire ogni assistenza che ci venga richiesta dai magistrati svedesi».

È quanto afferma un portavoce del Foreign office riferendosi al caso Assange. «Tuttavia – precisa il portavoce – giacché Assange non è a disposizione delle autorità britanniche, ogni accordo dovrà essere preso tra le autorità svedesi e l’ambasciata dell’Ecuador», dove il fondatore di Wikileaks si rifugia.