C’è una certa attesa per le elezioni politiche slovacche che si terranno il prossimo 30 settembre. Pronostici a parte, c’è un aspetto che le rende particolarmente interessanti:il test elettorale slovacco fungerebbe da banco di prova per il regolamento Dsa, ossia le nuove disposizioni comunitarie che impongono alle piattaforme digitali di social media di contrastare la disinformazione politica, l’incitamento all’odio e l’uso di qualsivoglia mezzo per influenzare il comportamento degli elettori nel segreto delle urne. 

Si tratta, quindi, di un test importante, sotto questo profilo, che vede la Slovacchia nel ruolo di apripista considerando che, successivamente, si voterà in Polonia e nei Paesi Bassi e che nel giugno dell’anno prossimo avranno luogo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. 

Come precisato da un articolo uscito di recente sul portale d’informazione Europa Today, il Dsa è entrato il vigore lo scorso 25 agosto e si rivolge alle piattaforme digitali, quelle che vantano oltre 45 milioni di utenti, esortandole ad adottare misure efficaci per scoraggiare la diffusione di contenuti offensivi, tali da incitare all’odio, all’intolleranza, e di informazioni false e denigratorie su persone, ambienti e comunità di vario genere. Le nuove norme impongono quindi alle piattaforme interessate di rimuovere tali contenuti e sospendere gli utenti che li postano, e sono state disposte da un’Unione europea che denuncia, allarmata, sempre più frequenti campagne di disinformazione in rete da parte di potenze straniere; il dito è puntato in particolare contro la Russia. 

Così, in Slovacchia, in vista del voto, i diversi social network risultano essere al lavoro già da diversi mesi per adeguarsi alle norme prima menzionate. Un esempio di come vanno le cose nel paese in questione è fornito dal portale prima citato, che fa menzione di un episodio avvenuto lo scorso giugno: in quel periodo il canale slovacco radicale di destra, Kulturblog, è stato bannato da YouTube per non aver rispettato le norme della comunità del sito. Inoltre Facebook, nel suo rapporto semestrale sulla trasparenza, ha fatto presente di aver limitato in Slovacchia gli accessi a 162 articoli provenienti da media controllati dalla Russia. Tutto questo alla luce delle sanzioni imposte da Bruxelles.

Venendo al confronto politico in atto in Slovacchia in queste settimane cruciali precedenti il voto anticipato, vi è da dire che, da mesi, diversi osservatori considerano tutt’altro che improbabile il successo dell’ex premier e leader di Smer-Sd, Direzione Socialdemocrazia, Robert Fico. Il suo è un partito dalle tendenze nazionaliste e populiste, che nel 2018 è finito nella bufera dopo l’uccisione del giovane giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua compagna, Martina Kušnírová. Kuciak stava indagando su una serie di frodi fiscali e su illeciti nella gestione dei fondi strutturali dell’Ue da parte del governo, e seguendo una pista su possibili connessioni fra questo e la ‘Ndrangheta. La vicenda aveva portato a una serie di dimissioni all’interno dell’esecutivo e dello stesso Fico.

Tornando alle elezioni, va sottolineato il fatto che l’Ue non vede di buon occhio lo Smer-Sd e il suo leader per le posizioni filorusse da questi espresse. Fico se la prende con quella che chiama “propaganda occidentale contro Mosca”, somigliando un po’, in questo, al premier ungherese Viktor Orbán per il quale sono ormai da tempo di moda, in Occidente, i sentimenti antirussi. Tra l’altro Fico ha anche avuto modo di affermare, di recente, che da primo ministro sospenderebbe la fornitura di armi della Slovacchia alla confinante Ucraina. Non proprio musica per le orecchie di Bruxelles.