Si è fatta cancellare dalla classifica mondiale femminile, con effetto immediato. Pochi giorni dopo l’annuncio inatteso del ritiro, Ashleigh Barty, 25enne regina del tennis, ha praticamente messo i sigilli sulla sua straordinaria e breve carriera. Si è fermata, sembra senza propositi di tornare indietro, dopo aver vinto lo scorso anno Wimbledon e l’Australian Open, il torneo di casa, qualche settimana fa. E’ scattata qualcosa nella sua mente, il successo sull’erba londinese sembra essere stato l’interruttore. Sono venuti meno gli stimoli, è aumentata la voglia di uscire dalla routine di tornei, allenamenti, pressioni, conferenza stampa, foto per gli sponsor.

CERTO, è un’anomalia nello sport mondiale che il numero uno al mondo si ritiri al suo picco. Barty ha battuto anche il primato di Bjorn Borg, il fenomeno svedese che a 27 anni decise di chiudere dopo aver dominato il tennis per quasi un decennio. Il suo ritorno, quasi dieci anni dopo, sulla terra rossa di Montecarlo fu solo un dolore per gli occhi. La speranza è che la tennista australiana non compia lo stesso percorso, un incolore rientro nel circuito. Barty sa cosa vuol dire smettere con il tennis, si era già ritirata otto anni fa, senza nessun trofeo da esibire, per darsi al cricket. Una scelta che ha ricordato, in scala ridotta ovviamente, Michael Jordan in fuga dal basket (tre titoli Nba in fila con i Chicago Bulls) al baseball, per onorare la memoria del defunto padre, grande amante di mazza e berretto. Stavolta l’australiana si ferma dopo 85 settimane consecutive da prima giocatrice al mondo. Unica erede tecnica delle sorelle Williams e di altre leggende come Henin, Seles, Graf.

DUE ANNI FA il distacco si stava di fatto consumando: tornei con spalti vuoti per la pandemia, Barty aveva scelto di non allontanarsi dalla famiglia. Poi si è presa tutto con gli interessi nel 2021. Il rischio di un rientro, tra qualche anno, non si può escludere, soprattutto nel tennis è capitato in diversi casi, dalla stessa Monica Seles a Justine Henin, Jennifer Capriati, Kim Clijsters. Sembra una caratteristica delle stelle della racchetta, in giro per il mondo tutto l’anno, via da affetti, consuetudini, famiglia. Il tennis che cancella la vita privata, ma l’addio choc della campionessa australiana è anche la fotografia dello sport contemporaneo che consuma tutto e subito, degli atleti divenuti globetrotter che producono ricchezza, per se stessi e gli altri. L’ansia da prestazione, la depressione manifestata negli ultimi tempi da altre fuoriclasse come Naomi Osaka, collega della Barty e da Simone Biles, stella americana della ginnastica artistica, fanno ormai parte della sceneggiatura. Ci sono fenomeni che sembrano non poter fare a meno di quella tensione, dell’adrenalina, della sfida perenne: il totem del football Tom Brady, che prima si ritira e dopo un mese rientra, a 44 anni, poi Cristiano Ronaldo, Gigi Buffon che arriverà ai 45 anni con la maglia del Parma. Ashleigh Barty invece ha scelto di uscirne prima.