Asgi: «Dopo questa sentenza le riammissioni in Slovenia dovrebbero finire»
Intervista Anna Brambilla, avvocata di Asgi che insieme alla collega Caterina Bove ha firmato il ricorso del singor Mahmood illegittimamente respinto dall'Italia alla Slovenia, spiega gli effetti dell'ordinanza del tribunale
Intervista Anna Brambilla, avvocata di Asgi che insieme alla collega Caterina Bove ha firmato il ricorso del singor Mahmood illegittimamente respinto dall'Italia alla Slovenia, spiega gli effetti dell'ordinanza del tribunale
Se il signor Mahmood potrà tornare in Italia, è merito della collaborazione tra l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e il Border Violence Monitoring (Bvm), un network di associazioni presente in tutti i paesi della rotta balcanica. Bvm raccoglie sistematicamente le storie delle persone in transito con lo scopo di monitorare dal basso violenze e abusi. Asgi si è occupata del ricorso, firmato dalle avvocate Caterina Bove e Anna Brambilla. «Stiamo valutando altri ricorsi», afferma quest’ultima.
Cosa cambia per i migranti che entrano dal confine sloveno?
Non dovrebbero più essere riammessi. Per quanto sia specifica sul caso del signor Mahmood, l’ordinanza chiarisce che non si può applicare l’accordo di riammissione tra Italia e Slovenia ai richiedenti asilo, cioè a tutti coloro che dopo l’ingresso esprimono la volontà di richiedere protezione internazionale. In più, siccome è provato che dalla Slovenia si viene espulsi in Croazia e da lì in Bosnia, subendo violenze di varia natura, la riammissione espone a trattamenti inumani e degradanti. Per cui neanche i migranti economici possono essere mandati indietro. In caso contrario si violano la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 4) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (art. 3).
Cosa succede adesso al signor Mahmood?
Abbiamo notificato l’ordinanza del tribunale al ministero degli Interni e a quello degli Affari esteri e chiesto all’ambasciata italiana a Sarajevo il rilascio di un visto per consentire l’ingresso in Italia del ricorrente.
A livello europeo ci sono sentenze analoghe?
Ci sono state due sentenze del tribunale amministrativo sloveno che riconoscono l’illegittimità dei trasferimenti dalla Slovenia alla Croazia. Davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo sono pendenti diverse cause contro la Croazia per i respingimenti in Bosnia e Serbia. Recentemente ci sono state diverse pronunce di tribunali francesi contro le prassi al confine italo-francese, soprattutto quello di Ventimiglia. Sia rispetto alla detenzione dei migranti, sia considerando i confini interni all’Ue come fossero esterni. Negli ultimi cinque anni lo spazio di libertà e sicurezza di Schengen da un lato è andato riducendosi, ma dall’altro giudici e agenzie per i diritti fondamentali hanno iniziato a prestare attenzione a ciò che accade lungo i confini interni terrestri.
State seguendo altri casi sulla rotta balcanica?
Sì. Avremmo potuto presentare diversi ricorsi ma la procedura non è semplice. Per agire in Italia è necessario farsi rilasciare la procura, servono i documenti di identità in originale. Non è facile averli per persone che sono all’estero e in transito. Al momento stiamo valutando un altro ricorso per una persona che si trova in Serbia, dove è riparata perché le condizioni sono leggermente migliori che in Bosnia. Abbiamo anche fatto un intervento davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo in uno dei procedimenti contro la Croazia.
Il video realizzato da Border Violence Monitoring per ricostruire l’utilizzo della forza e della violenza contro i richiedenti asilo durante i respingimenti sulla rotta balcanica
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