Repairing the Present è un titolo quanto mai appropriato per cartografare il tempo presente. È il nome di un programma di residenze internazionali, promosse da S+T+Arts (Science + Technology + Arts), un’iniziativa fondata nel 2020 dalla Commissione europea.

UN PROGETTO RIZOMATICO che mostra i dialoghi tra scienza, tecnologia e arti visuali, attraverso le proposte di una ventina di artisti e ricercatori. Proposte che hanno preso la forma di installazioni interattive, infografiche, video, documentazioni fotografiche, VR, videogiochi, per indagare tematiche come le cripto monete, l’energia sostenibile prodotta da geobatteri, le infrastrutture per la mobilità, le migrazioni, e lo smaltimento dei rifiuti, per ricordarne solo alcuni. Opere presentate in tre mostre in tre diversi spazi espositivi europei, al Meet Digital Culture Centre di Milano, al Maxxi di Roma (fino al 13 novembre), e allo Zkm di Karlsruhe.

«GLI ARTISTI SELEZIONATI utilizzano dispositivi tecnologici e scientifici avanzati per riflettere su questioni ambientali e sociali – afferma il curatore Manuel Cirauqui – Ho pensato di suddividere le opere in un trittico espositivo. La prima mostra, visitabile fino al 30 ottobre, è Reworld al Meet di Milano. Raccoglie il lavoro di una decina di artisti e collettivi, caratterizzate da un approccio speculativo nei confronti del futuro. Non c’è un’unica linea di ricerca, le pratiche sono multidisciplinari, si occupano di epidemiologia, bioingegneria, critica culturale, nuovi materiali e crittografia, così come sono molteplici i luoghi di provenienza e gli istituti scientifici coinvolti. Per questo motivo le didascalie delle opere sono dettagliatissime: si tratta sempre di progetti realizzati in collaborazione con enti di ricerca e partner scientifici e industriali. Il Meet, diretto da Maria Grazia Mattei, ha inoltre ospitato la residenza della danese Sissel Marie Tonn e di Markus Jeschaunig».

TONN DA DIVERSI ANNI lavora con immunologi e tossicologi, per indagare le risposte immunitarie che si attivano nelle cellule degli esseri viventi per contrastare l’inquinamento da microplastiche. Per The Sentinel Self, è questo il titolo della complessa animazione interattiva che occupa una delle prime sale del Meet, ha collaborato con un team di ricercatori di Area Science Park di Trieste.
La britannica Kate Austen e l’italiana Fara Peluso presentano una videoinstallazione e una scultura sull’impiego di biomateriali realizzati con alghe, che possono essere indossabili e che, in futuro, potrebbero sostituire la produzione dei dischi in vinile. Entangled Landscape è l’esperienza di realtà aumentata realizzata dallo Studio Above&Below. L’installazione e la scultura digitale analizzano e visualizzano i processi di impermeabilizzazione e la biodiversità del suolo delle Fiandre sud-occidentali, oltre a osservare gli scambi e il comportamento mutualistico che si attiva tra funghi e radici.

L’OPERA È IL RISULTATO della loro residenza al Cleantech Hub Snowball a Harelbeke, in Belgio, e della collaborazione tra scienziati del suolo, urbanisti, analisti di dati e di sistemi di simulazione computazionale di Machine Learning.
«Alcuni progetti, come quello di Samira Benini Allaouat, sono restituiti in maniera diversa sia al Meet di Milano, sia a Rewild al Maxxi di Roma – aggiunge Manuel Cirauqui – Ho selezionato quelli che si occupano di contaminazioni tra regno naturale e artificiale, minerale e animale e delle numerose forme di cooperazione tra le specie viventi. Allaouat sta lavorando insieme a un team di ricercatori dell’Università di Alcalà a una forma di illuminazione che si serve dell’energia creata e immagazzinata da geobatteri. Un altro esempio è la videoinstallazione dell’artista belga Filip Van Dingenenis realizzata in collaborazione con il congolese David Shongo. Loro hanno ascoltato e registrato i cambiamenti nel canto degli uccelli in paesi fortemente colpiti dai mutamenti climatici, come il Congo. A Retool invece, l’ultima mostra della trilogia, ospitata allo Zkm di Karlsruhe (dal 18 novembre al 18 dicembre, ndr), le opere avranno un forte approccio performativo, con la creazione di nuovi dispositivi in grado di contrastare o assecondare gli scenari di emergenza ambientali del tempo presente, sempre più instabile e pieno di contraddizioni».