L’educazione finanziaria entra nelle scuole italiane con il benestare delle associazioni dei banchieri e della consulenza. Non sarà un insegnamento disciplinare, ma sarà introdotta nelle poche ore previste per l’educazione civica.

Lo ha deciso martedì scorso il Consiglio dei ministri che ha inserito la norma all’interno del decreto legge a sostegno della competitività dei capitali (Ddl Capitali) che ha l’obiettivo di «incentivare la quotazione delle società e diffondere l’azionariato della Borsa italiana». È stato lo stesso ministro all’Istruzione (e «del merito») Giuseppe Valditara ad annunciarlo con un tweet: «L’educazione finanziaria sarà studiata nell’ambito dell’educazione civica. Risparmio e investimento saranno centrali nella crescita dei ragazzi». Il testo si legge di un «diritto all’educazione finanziaria, con particolare riguardo alla finanza personale, al risparmio e all’investimento». Le linee guida saranno definite, si legge, «d’intesa con la Banca d’Italia e la Consob e sentite le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori e degli utenti bancari e finanziari».

Quello che lascia perplessi sindacati, associazioni degli studenti e di insegnanti è la collocazione di questo insegnamento nelle ore di educazione civica. A loro avviso questo è un altro passo verso la ridefinizione della scuola pubblica all’interno di una cornice neoliberista. «Si conferma un orientamento politico che vede nella scuola non il luogo dove si acquisiscono gli strumenti critici per la conoscenza di sé e del mondo – ha osservato a Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil – ma dove si preparano le nuove generazioni secondo un paradigma funzionalista, rendendo l’istruzione subalterna alle logiche di mercato». Oltre al fatto – ha aggiunto Sinopoli – che nel perimetro dell’educazione civica, che consiste in 33 ore l’anno, si tenta di far rientrare attività che comprendono tutto lo scibile umano, con il rischio di trascurare i temi relativi alla cittadinanza democratica». La stessa preoccupazione la esprime la Cisl Scuola. Per la segretaria generale Ivana Barbacci sarebbe necessario “rafforzare i temi della cittadinanza e Costituzione, lasciando all’autonomia delle scuole approfondimenti su altri saperi». «Quando ci sono queste proposte bisognerebbe, contestualmente, suggerire quale argomento sottrarre perché non è che si può solo aggiungere, il tempo quello è» ha detto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi.

«Il provvedimento si inserisce in un contesto in cui l’educazione civica è ancora inadatta a formare lo studente come cittadino – sostiene Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – Siamo già in una situazione in cui i programmi di Storia non pongono la giusta attenzione sul percorso della Costituzione e della Repubblica, agli studenti mancano strumenti formativi per la costruzione di una piena coscienza civica. L’inserimento dell’educazione finanziaria così come presentato sembra più formare l’imprenditore/investitore che il cittadino».

Per gli studenti andrebbero insegnati «gli strumenti per contrastare il lavoro precario e il lavoro nero, favorendo la cultura dei diritti e della legalità». “L’educazione civica è una legge che ho varato quando ero presidente della commissione Cultura per parlare di Costituzione e degli obiettivi Onu – ha detto Luigi Gallo, deputato del Movimento Cinque Stelle – Svilirla con l’educazione finanziaria è l’ennesima operazione di una destra che vuole trasformare i diritti e i valori di questa nazione in misere operazioni contabili: è la democrazia il perno della nostra società e non il mercato».