Per 52 giorni e 52 notti sono stati a bordo di un veliero soprannominato Montagna. Partiti il 3 maggio dallo Yucatan hanno navigato, facendo le poche tappe possibili, fino a domenica 20 giugno. Per due giorni a largo di Vigo hanno aspettato prima di sbarcare. Hanno toccato terra, attorno alle 18,00 del 22 giugno. Parliamo dello Squadrone 421 dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Quattro donne, due uomini e 1 transgender. La testa di ponte di una delegazione ben più ampia, formata anche da rappresentanti del Congresso Nazionale Indigeno e del fronte del popolo in difesa della Terra di Morelos, Puebla e Tlaxcala oltre che da uomini e donne dell’EZLN, che a breve, ancora non si quando, arriverà in Europa – via areo – per dare il via ad un’invasione, dal basso e da sinistra, nel cinquecentesimo anno dalla vittoria dei conquistadores spagnoli sui popoli originari di quel che oggi chiamiamo Messico.

Secondo quanto scritto dal Subcomandante Moises, capo militare e dal 2014 portavoce dell’EZLN, il motivo del viaggio, che porterà, una volta ricompattata, delegazione indigena a girare per una trentina di paesi d’Europa e dintorni, è dovuto ai 500 anni dalla caduta di Tenochtitlan per mano di Hernán Cortés, il 13 agosto 1521. Il viaggio, in barca, al contrario rispetto a quello fatto da Colombo e Cortes, così come l’invasione, concordata, tra resistenze indigene e locali, ha un forte valore simbolico ed è un grido che dice “non ci ha ucciso il colonialismo, non lo farà nemmeno il capitalismo” e quindi siamo qui.

E proprio per questo, a Vigo, ad accogliere gli uomini e donne dell’EZLN c’erano centinaia e centinaia di persone. Arrivate da tutta la Galizia, ma anche da Portogallo e Spagna. Ma non mancavano, come capita ai grandi raduni convocati dalle zapatiste e dagli zapatisti neppure compagne e compagni da Francia, Italia, Germania, Grecia, Belgio e tanti altri paesi del vecchio continente.

La coordinazione tra galieghi e internazionali ha dato alla luce, nel pomeriggio del 22 giugno, ad un intenso momento d’accoglienza dello Squadrone, un momento fatto di emozioni, parole e balli. Marijose, la transgender zapatista, come da copione è stata la prima a toccare il suolo europeo e a parlare, dicendo che il nostro continente, non si chiamerà più Europa, ma “”Slumil K’Ajxemk’op – Terra Indomita”. I sette arrivati via mare non hanno incontrato problematiche burocratiche ne al loro passaggio dalle Azzorre ne all’arrivo a Vigo.

Diverso invece ciò che sta accadendo in Messico dove la partente delegazione ha grossi problemi nell’ottenere i documenti necessari alla partenza. Nonostante il presidente Andres Manuel Lopez Obrador, spendendosi in prima persona, ha dato la sponda politica affinchè chiunque possa avere in mano il passaporto il razzismo nei confronti degli indigeni e delle indigene è tanto forte che in molti uffici vengono agitate molteplici giustificazioni per non rilasciare il necessario documento d’identità.

Per questo il collettivo “llegò la Hora”, fatto di giornalisti, giornaliste, scrittori, scrittrici, artiste e artisti sta lavorando in prima persona per fiaccare il razzismo e obbligare gli uffici, e i burocrati, a rilasciare i documenti necessari. Forse anche questi ritardi e queste difficoltà stanno impendendo all’EZLN di comunicare con precisione le prossime mosse e i prossimi passaggi dell’invasione. A partire dalla data di arrivo della Forza Aerea Zapatista, che tra intoppi burocratici e razzismo, si sta preparando a decollare mentre lo squadrone 421 si gode alcuni, necessari giorni di riposo, a terra dopo il lungo viaggio transoceanico.