Non sono solo titoli. Uno sforzo in più Conte e Gualtieri lo hanno fatto, anche se di qui a parlare di un Piano ce ne passa. L ’opinione dei gruppi della maggioranza, ai quali il premier ha presentato il documento che dovrebbe tenere banco, da domani, agli Stati generali, è nella sostanza unanime. Il capo dei deputati del Pd informa di aver detto a Conte che «serve una svolta di concretezza». Per una volta, in materia, la maggioranza è animata da un vero idem sentire.

IL DOCUMENTO È DIVISO in punti, i soliti: digitalizzazione, che il governo sembra considerare una specie di panacea, green economy, sburocratizzazione, ecc.

Oltre ai titoli e agli obiettivi ci sono però alcune tappe intermedie messe nero su bianco e un tentativo di limitare almeno l’inevitabile genericità. Ma se qualcosa di concreto emergerà da queste bizzarre assise convocate in una location come Villa Pamphili, però a porte tanto chiuse che potranno assistere solo gli esponenti del governo e con gli ospiti d’onore in videoconferenza, lo si vedrà la settimana prossima, quando la parola passerà agli esponenti della realtà italiana. Almeno su un fronte il governo cercherà davvero di essere operativo: il turismo. Il cruccio principale al momento è quello. «La domanda non riparte», ha ripetuto a tutti il premier. Senza una ripresa di quell’enorme comparto che va sotto la definizione «turismo», 14% del Pil, la domanda resterà al palo.

LA GIORNATA INAUGURALE, domani, sarà dedicata tutta all’Europa. In fondo l’obiettivo dell’evento immaginato da Conte e limitato a tre giorni era quello. Sia il Masterplan che l’iniziativa in sé servono per dire a Bruxelles che stavolta l’Italia fa sul serio. La spettacolarizzazione degli Stati generali, con la partecipazione sicura di von der Leyen e quella possibile di Lagarde, ha anche la funzione di impressionare il resto dell’Unione in vista del Consiglio europeo del 19 giugno, interlocutorio ma lo stesso di notevole importanza. L’effetto passerella, insomma, c’è ma rovesciato e forse la stessa decisione apparentemente incomprensibile di riunire gli Stati a Villa Pamphili serve proprio a questo.

SI COMPRENDE QUINDI La reazione stizzita di Conte alla notizia della defezione dell’opposizione. Poter presentare l’intero quadro politico italiano se non unito nel percorso almeno concorde negli obiettivi di fondo avrebbe rafforzato la posizione del governo italiano agli occhi dell’Europa. Il problema è che Conte non ha fatto niente per raggiungere quell’obiettivo, per nulla proibitivo. Non solo non ha intavolato nessuna trattativa con le opposizione, né messo in calendario incontri nei quali presentare anche a loro un Masterplan che, nelle affermazioni dello stesso premier, dovrebbe riguardare tutti e non solo la maggioranza.

Non ha neppure contattato di persona i leader della destra. Lo stesso Berlusconi, che inizialmente era fra tutti il meno contrario a partecipare, alla fine si è convinto dell’inopportunità di una presenza che avrebbe rafforzato il governo senza portare alcun vantaggio all’opposizione. «Non servono passerelle ma proposte concrete e nelle sedi proprie, palazzo Chigi e il Parlamento», ha ripetuto in privato anche ieri.

IL FATTO È CHE IL DIALOGO con l’opposizione, dal punto di vista personale di Conte, è un rischio, non un’opportunità e non a caso, nonostante i rattoppi finali, nel Pd si continua a respirare un’aria densa di malumore nei confronti del premier, del suo personalismo, della sua tendenza ad accentrare, di cui l’appuntamento di Villa Pamphili è solo l’ultimo esempio. Le voci su quale sarà la mossa di Conte per affermarsi come leader della futura coalizione, se fondare un partito o sfruttare i 5S allo sbando come massa di manovra personale, certo non migliorano la disposizione d’animo del Pd.

LA MARCIA DI GIUSEPPE Conte potrebbe incontrare un ostacolo a Bergamo. Oggi lui e i ministri Lamorgese e Speranza saranno ascoltati dai pm come persone informate sui fatti in merito alla mancata chiusura di Alzano e Nembro, i comuni del bergamasco epicentro del contagio, all’inizio di marzo. La linea del premier è nota: a dichiarare il lockdown avrebbe potuto e dovuto essere la Regione. Oggi non succederà niente ma l’eventualità che la settimana prossima partano avvisi di garanzia per Speranza, responsabile della profilassi, e per lo stesso Conte non è esclusa. Per l’inquilino di palazzo Chigi sarebbe una notizia pessima.