L’arresto di Paolo e Francesco Arata smuove le coscienze di un Movimento 5 Stelle ancora sotto botta. Non siamo al ritorno dei toni del mese scorso, quando in piena campagna elettorale gli alleati di governo se le davano di santa ragione. La fase è cambiata, la stretta di mano tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio appone un nuovo sigillo sul patto di maggioranza. Il nuovo decreto sicurezza che pareva inconciliabile con le istanze del M5S è stato accolto. Anche in Europa, dove il M5S voleva smarcarsi da Salvini, al contrario di quello che pareva fino al voto del 26 maggio, gli eletti grillini si apprestano a tornare insieme a Nigel Farage.

Per questo le notizie, pesanti, che arrivano dal fronte giudiziario rivelano tutte le incertezze del M5S, fedele al governo e al tempo stesso bisognoso di restare ancorato alla sua mission giustizialista. Ne fa le spese uno come Alessandro Di Battista, che ormai da settimane scalpita a bordo campo voglioso di gettarsi nella mischia ma è costretto a soppesare le dichiarazioni col bilancino: «Il governo vada avanti, c’è un contratto da rispettare con ottime proposte ancora da realizzare – è la sintesi un po’ spuntata di Di Battista su facebook – Allo stesso tempo dobbiamo continuare a denunciare il malaffare dilagante, malaffare reso possibile dalle relazioni pericolose dei partiti». Il sottosegretario agli affari regionali Stefano Buffagni si muove sulla stessa lunghezza d’onda: «Non siamo noi a dover giudicare, ma la magistratura, anche se gli arresti di oggi dimostrano che su Siri avevamo ragione e che il governo si è mosso nella giusta direzione. Da corruzione e mafia è fondamentale prendere sempre le distanze».
Il presidente della commissione antimafia Nicola Morra fa sapere di aver convocato in audizione Matteo Salvini. La richiesta non sarebbe legata agli arresti di ieri, risale al mese scorso. E sentire le linee guida del ministro dell’interno è del tutto normale per l’organismo che si occupa di criminalità organizzata. Ma il senatore grillino non nasconde l’urgenza dettata dagli eventi ultimi: «La lettera ufficiale di convocazione a Salvini è solo l’ultimo passaggio che oggi, alla luce dei nuovi arresti in Sicilia, mi vedo costretto a rendere pubblico e ribadire l’urgenza dell’audizione», spiega Morra. Poche ore dopo è più esplicito davanti alle telecamere di La7: «Pochi anni fa Pd e Forza Italia ottenevano percentuali anche superiori a quelle ottenute adesso dalla Lega. È ovvio che le mafie cerchino di stare più vicino possibile a chi governa. È ovvio che nel caso della Lega ci sia questo pericolo, ma dico a tutti che debbo essere inflessibile. L’istituzione ha il dovere di essere inflessibile».

Del salto verso il governo ieri ha scritto Beppe Grillo sul Fatto Quotidiano. Anche lui si guarda bene dal mettere in discussione quella scelta, ma cerca di ragionare sulla gestione del passaggio che sta cambiando la natura dei 5 Stelle. «Il futuro del M5S è il lavoro che servirà a riparare lo strappo con la nostra storia, l’essere saliti su un ring dimenticando di mantenere e rinforzare il rapporto con chi ci ha proiettato su quel ring», dice tra le altre cose il fondatore e garante. Questo lavoro di ricucitura evocato da Grillo, che solo pochi giorni fa ha pranzato con Di Maio, si sta traducendo nella «graticola» cui sono sottoposti in questi giorni i ventidue sottosegretari e nel complesso lavoro di riorganizzazione della struttura organizzativa grillina. La procedura di verifica del lavoro dei sottosegretari consiste in una specie di interrogatorio ad opera di senatori e deputati, al termine quale ogni parlamentare può esprimere il proprio giudizio in un modulo pre-stampato che è destinato a rimanere anonimo. Dunque, è il malessere che serpeggia, in mancanza di un confronto collettivo, ancora una volta saranno solo i vertici ad avere il polso della situazione, a vantare uno sguardo generale sulle tendenze espresse e trarne sintesi. Di fronte a una procedura tanto centralizzata le falle sono fisiologiche: i deputati della Commissione industria hanno dovuto smentire la notizia circolata nelle ultime ore su un dossier molto critico nei confronti dei sottosegretari allo sviluppo Andrea Cioffi e Davide Crippa.