È scattata alle prime ore di ieri mattina l’operazione che ha portato agli arresti domiciliari Marco Bucci, 28 anni attivista del centro sociale Spartaco, e Nunzio D’Erme, storico portavoce dei movimenti romani e del centro sociale Corto Circuito, già consigliere comunale a Roma come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista.

I fatti che hanno portato alle misure cautelari per i due attivisti sono accaduti il 21 maggio scorso nella sede del VII municipio a Cinecittà, dove si stava svolgendo un’iniziativa istituzionale dal titolo «Caro prof mi chiamano gay». All’iniziativa si sono presentati alcuni esponenti del movimento di estrema destra e ultracattolico «Militia Christi», che avevano annunciato una loro presenza nei giorni precedenti sui loro profili dei social network. «Le tensioni verificatesi fuori dalla sala del convegno a cui stavamo partecipando con molte altre realtà di base del territorio – spiega Sandro Giordano del centro sociale Spartaco – sono state esclusivamente frutto della provocazione e dell’aggressione di Milita Christi. Mentre oggi i nostri compagni si trovano in carcere per il loro antifascismo, questi signori sono invece a piede libero indisturbati nel fomentare le loro campagne d’odio».

Il tam-tam partito dopo gli arresti ha portato centinaia di persone a riunirsi per una conferenza stampa nella sede del VII municipio. «Marco è un ragazzo incensurato, accusato semplicemente di resistenza a pubblico ufficiale» ha detto al telefono l’avvocato Marco Lucentini, legale degli attivisti, che ha sottolineato la gravità del dispositivo giuridico che ha portato agli arresti. «Per metterlo ai domiciliari – ha continuato Lucentini – il magistrato ha dato per scontato una condanna superiore ai tre anni e la sospensione della condizionale.

Per quanto riguarda Nunzio la situazione è ancora più grave: viene messo in carcere in quanto per il suo ruolo di primo piano nei movimenti della città è ritenuto in grado di inquinare le indagini». Il legale ha riportato una circostanza quantomeno anomala che si ravvisa nelle carte del procedimento: un’agente di polizia, recatosi in ospedale il giorno stesso dell’episodio e uscitone con soli tre giorni di prognosi, dopo quattro giorni si è recato nuovamente da un medico, questa volta privato, ottenendo quaranta giorni di degenza. D’Erme oltre al reato di resistenza è accusato infatti anche di lesioni, oltre che di «procurata evasion». Secondo l’accusa ha impedito l’arresto in fragranza di un giovane.

Alla conferenza stampa è intervenuta Susi Fantino, presidente del VII municipio. «Sono stupita per gli arresti, perché il “reato di fama” non è accettabile in una democrazia. Nunzio non se lo merita, è stato oltretutto eletto due volte come consigliere. C’è una sproporzione delle misure prese, che mi preoccupa». Per la deputata di Sel Celeste Costantino (tra le promotrici dell’iniziativa dello scorso 21 maggio) Nunzio D’Erme «in questi anni è stato protagonista di un importantissimo lavoro di mediazione in una città nella quale le tensioni sociali sono sempre maggiori e preoccupanti». Costantino ha poi annunciato che nei prossimi giorni si recherà a trovare i due attivisti.

«Sono arresti ad orologeria – sostiene Francesco Raparelli del centro sociale Esc – sono arresti preventivi rispetto ad un autunno che si presenta già caldo contro i provvedimenti del governo Renzi sul lavoro e le privatizzazioni. Un segnale che si aggiunge agli arresti domiciliari per Luca Fagiano e Paolo Di Vetta dei movimenti per il diritto all’abitare. Sono provvedimenti che negano spazio per il conflitto e l’opposizione ai provvedimenti del governo. La riposta migliore è continuare a mobilitarci». Oggi è previsto un presidio alle 18,30 a Regina Coeli e un’assemblea alle 20,30 al Nuovo Cinema Palazzo sul diritto alla città.