I sostenitori del deposto presidente Morsi sono tornati in piazza ieri in tutto l’Egitto. Un poliziotto e un civile sono stati uccisi nei pressi di una stazione di polizia ad Heliopolis. E proprio il quartiere che ospita il palazzo presidenziale è stato oggetto delle manifestazioni più significative. A partire dall’assedio di questo edificio nel novembre scorso, la coabitazione forzata tra Fratelli musulmani e alcuni esponenti di movimenti laici (nata dalla conferenza stampa congiunta all’Hotel Fairmont in attesa della proclamazione di Morsi come presidente nel giugno 2012) sembrava compromessa e gli islamisti sempre più isolati.

Gli scontri più cruenti sono scoppiati ieri a Port Said. Nella città portuale a due passi da Suez, il bilancio negli incidenti tra pro e anti-Morsi è di un morto e otto feriti. Mentre nella roccaforte islamista di Zagazig si contano un morto e 22 feriti. Anche ad Alessandria d’Egitto, attivisti contrari ai Fratelli musulmani hanno attaccato una manifestazione islamista nei pressi della moschea Sahaba. Mentre il leader del movimento Tamarrod (rivolta), Mahmoud Badr si è espresso in una conferenza stampa a favore di una candidatura alle presidenziali del generale Abdel Fattah Sisi, nel caso le condizioni di sicurezza rimanessero critiche.

I momenti più tesi si sono registrati ieri al Cairo intorno alla moschea Istiqama di Giza, dove centinaia di pro-Morsi sono stati assaliti dal lancio di sassi. Per due giorni di seguito, anche il ricco quartiere di Mohandessin è stato teatro di gravi sparatorie, qui si erano rifugiati gruppi di islamisti dopo lo sgombero di Rabaa el-Adaweya del 14 agosto scorso. Proprio dalla moschea Mustafa Mahmoud sono partiti vari cortei nel pomeriggio di ieri. Dal canto uso, il ministero degli Interni aveva preannunciato che avrebbe sparato contro eventuali manifestanti armati all’interno dei cortei islamisti, come conseguenza dello stato di emergenza indetto in tutto il paese.
Da parte loro, alcuni generali avevano avvertito proprio nei giorni scorsi del pericolo di defezione all’interno dell’esercito di militari vicini al movimento islamista.

Infine, sono proseguite per tutta la giornata di ieri le pressioni sul canale televisivo del Qatar Al-Jazeera. Quattro giornalisti della versione inglese sono stati arrestati al Cairo, tra loro il reporter Wayne Hay. Il governo egiziano aveva anche disposto la chiusura del canale locale dell’emittente, al-Jazeera Misr, la cui sede nelle scorse settimane è stata soggetta a perquisizioni, insieme agli uffici di Human Rights Watch.

La televisione satellitare aveva diffuso un video in cui apparivano i due leader della Fratellanza Essam El-Arian e Mohammed El-Beltagi che incoraggiavano gli islamisti a tornare in piazza. Beltagi è stato arrestato giovedì a Giza dalle forze di sicurezza egiziane insieme ad ex ministri ed alti dirigenti della Fratellanza. Infine, dopo i provvedimenti stabiliti dall’Unione Europea, anche la Gran Bretagna ha deciso di sospendere gli aiuti militari al Cairo.