Come a fine luglio, in Val di Susa, si agita di nuovo lo spettro terrorismo. È l’accusa mossa dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo nei confronti di quattro militanti vicini all’ala anarchica del movimento No Tav. Sono stati arrestati all’alba di ieri dalla Digos di Torino e di Milano. Sono ritenuti responsabili di alcuni attacchi al cantiere di Chiomonte, nella notte tra il 13 e il 14 maggio scorso, con lancio di oggetti e petardi. Era stato dato alle fiamme un motocompressore.

Si tratta di Claudio Alberto, 23enne di Ivrea, Nicolò Blasi, 24enne di Pesaro, già detenuto, Chiara Zenobi, 41enne di San Benedetto del Tronto, Mattia Zanotti, 29enne di Milano. Sono accusati dei delitti di «attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione di armi da guerra, danneggiamento». Perquisiti dagli agenti anche due spazi occupati a Torino, l’Asilo di via Alessandria e una casa occupata vicino a Porta Palazzo. Una visita che ha fatto temere uno sgombero imminente. Ma il motivo è stato un altro.

Il procuratore capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, commentando i quattro arresti per l’attacco al cantiere della Maddalena ha sottolineato: «La situazione della Torino-Lione è complessa, articolata e difficile: non si può pensare di delegare tutto a magistratura e forze dell’ordine. Un problema così complesso vuole molteplici cure sul piano politico, economico, finanziario e dell’informazione». Su alcuni siti vicino al movimento contro l’alta velocità è stato ribadito, dopo la notizia degli arresti, che «anche in questo caso non saranno impianti accusatori ridicoli e attacchi giudiziari sempre più feroci a fermare la determinazione di un movimento grande e popolare».