Nel romanzo autobiografico Parigi era viva, pubblicato da Garzanti nel 1949, l’editore e scrittore d’arte Gualtieri di San Lazzaro ricordava che Jean Arp aveva «l’aspetto di un poeta; i suoi poemi erano però dei rilievi, delle incisioni, delle sculture, di cui egli parlava come se fossero opere di un altro, di un fratello, di un caro amico scomparso o lontano». Era l’incipit, questo, di un lungo ritratto umano dell’artista dadaista (ma ormai a tutti gli effetti surrealista) attraverso il quale San Lazzaro faceva emergere le ragioni di determinate scelte figurative. Il suo Arp era un uomo trasognato, ironico, acerrimo oppositore...