Prima dell’ultima sparatoria avvenuta ieri a Trieste, ad opera di criminali armati, un altro omicidio era stato commesso da un anziano, legale detentore di armi. Mercoledì scorso in periferia di Milano il 72enne Rocco Sallicandro ha ucciso a colpi di pistola un giovane di 34 anni, Francesco Spadone. L’anziano pare fosse infastidito dal barbecue del giovane insieme ad alcuni amici: l’uomo è sceso in cortile armato ed ha aperto il fuoco. Spetterà alle autorità inquirenti definire l’esatta dinamica degli eventi, ma un fatto è certo: nonostante i suoi 72 anni, l’anziano deteneva tre pistole con regolare licenza di «tiro sportivo».

Questi delitti non suscitano più attenzione: una sorta di assuefazione, di rassegnazione avvolge gli omicidi con armi regolarmente detenute. Eppure non passa giorno in Italia in cui non vi sia un omicidio o un tentato omicidio o minacce di morte o un reato da parte di chi detiene armi con regolare licenza.

La mancanza di un rapporto ufficiale specifico su questi delitti contribuisce all’oscuramento e, soprattutto non fa porre dovuta attenzione a due ordini di problemi.
Innanzitutto alla pericolosità che costituiscono le armi nelle case degli italiani. La comparazione tra i dati dell’Istat sugli omicidi volontari e quelli riportati nel database dell’Osservatorio Opal, mostra infatti che negli ultimi cinque anni (2015-2019) a fronte di 1.886 omicidi volontari, almeno 196 sono stati commessi con armi legalmente detenute. Ciò significa che più di un omicidio su dieci è commesso con armi in possesso di persone che hanno una regolare licenza; si tratta di persone che, secondo la legge, dovrebbero essere affidabili e non dovrebbero costituire una minaccia per la sicurezza pubblica.

In secondo luogo, la mancanza di dati ufficiali sugli omicidi e tentati omicidi commessi con armi legalmente detenute non fa emergere il problema relativo alle norme che regolamentano l’accesso legale alle armi. Oggi in Italia a qualsiasi cittadino, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicodipendente è consentito ottenere una licenza per armi dopo aver superato un breve esame di maneggio delle armi ed un controllo da parte della Questura sui precedenti penali. Dal punto di vista medico, tutto si basa sul «certificato anamnestico», di fatto un’autocertificazione controfirmata dal medico curante e una visita presso l’Asl simile a quella per ottenere la patente di guida: non è prevista, di solito, alcuna visita specialistica, né un esame tossicologico, né una valutazione psichiatrica nemmeno per gli anziani. Inoltre, le tre licenze più richieste (tiro sportivo, uso venatorio e nulla osta) devono essere rinnovate solo ogni cinque anni ripresentando solo la certificazione medica.

Negli anni scorsi, e ancora di recente, alcuni partiti hanno presentato diverse proposte di legge per migliorare le norme. Non è questa la sede per un’analisi dettagliata, ma andrebbe posta attenzione anche alle proposte che emergono dalle associazioni della società civile. Innanzitutto andrebbe pubblicato un rapporto annuale da parte del Viminale o di Istat che riporti il numero di tutte le licenze per armi in corso di validità suddivise per tipologia di licenza, il numero di armi vendute in Italia ed il numero di reati (omicidi, tentati omicidi, suicidi, minacce, ecc.) commessi con armi regolarmente detenute: solo una completa ricognizione dei vari fenomeni delittuosi commessi con armi legali può rendere possibile una precisa valutazione delle norme vigenti per definire le modifiche necessarie.

Ogni licenza per armi dovrebbe comunque essere sottoposta a rinnovo annuale e per ottenerla e rinnovarla andrebbero resi obbligatori esami tossicologici e una valutazione psichiatrica: se è vero, infatti, che non si può prevedere del tutto la deriva violenta di una persona sarebbe però importante valutarne preventivamente e di frequente lo stato di salute mentale, soprattutto nel caso di anziani, ed accertare clinicamente la non assunzione di droghe. È poi venuto il momento di fare un censimento delle armi per far emergere tutte quelle armi presenti nelle case che non sono state denunciate, sono state lasciate “in eredità”, sono detenute senza aver rinnovato la licenza. Armi che, come nel caso di Ardea, purtroppo vengono utilizzate per uccidere.

*Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa – OPAL