L’Ilva di Taranto è sempre al centro di mille polemiche. L’ultima in ordine di tempo riguarda il licenziamento di un impiegato di 41 anni, da 21 nel siderurgico. Dopo aver ricevuto nei giorni scorsi il provvedimento di sospensione cautelativa, ArcelorMittal ha comunicato al lavoratore il licenziamento. Alla base della decisione l’aver «irrimediabilmente leso il presupposto fiduciario del rapporto di lavoro», per aver condiviso e pubblicato un post sulla propria bacheca personale di Facebook, contenente «espressioni gravemente lesive dell’immagine e della reputazione aziendale, eccedenti il diritto di critica».

IL POST in questione, che nelle scorse settimane ha invaso le bacheche social di centinaia di tarantini, riguardava un invito a guardare la fiction televisiva «Svegliati Amore Mio», che racconta la storia di una madre in lotta per difendere i bambini della sua città dalle emissioni inquinanti di un’acciaieria. Una storia che ha inevitabilmente prodotto in molti tarantini un’immedesimazione collettiva, nonostante i registi Ricky Tognazzi e Simona Izzo abbiano dichiarato che la storia riguarda tutte le realtà italiane che soffrono a causa della presenza di fabbriche inquinanti.

IL PROBLEMA è nato dal fatto che nel post erano contenute espressioni che imputavano a presunti «poteri forti che si sono mossi per occultare la vera storia di Taranto e del siderurgico», ma soprattutto la frase conclusiva «in nome del profitto la vita dei bambini non conta, assassini!». Per l’azienda un riferimento chiaro all’Ilva ed alla sua attuale gestione targata ArcelorMittal. Il lavoratore che ha deciso di affidarsi all’Usb, ieri ha incontrato i giornalisti e ha ricordato di esser sempre stato definito «un’aziendalista». Si è difeso affermando di aver «solo condiviso un’immagine, come ne condivido cento al giorno. Dicono che ho offeso l’azienda ma non ho fatto alcun commento». Annunciando l’impugnazione del licenziamento qualora non venga ritirato. In realtà i lavoratori sanzionati sono due, ma dopo un incontro conciliatore con l’azienda e le scuse pubbliche del secondo quest’ultimo non è stato licenziato.

DI FATTO, ha pesato l’aver scelto due strade diverse nella gestione della vicenda che ha generato un vespaio di polemiche anche a livello nazionale. L’Usb di Taranto ha annunciato uno sciopero a oltranza a partire dal 14 aprile, mentre Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia hanno definito «surreali e inaccettabili le motivazione dell’azienda, che invitiamo a procedere con gli investimenti».
CRITICHE anche dai Verdi, da LeU, dal Movimento 5 Stelle. E dal Pd locale e regionale. Proprio ieri pomeriggio, da fonti del ministero del Lavoro, si è appreso di una telefonata tra il ministro del Lavoro Orlando e l’ad di ArcelorMittal Lucia Morselli, nella quale Orlando avrebbe chiesto chiarimenti sulla vicenda.

I PROBLEMI dell’ex Ilva sono numerosi. A cominciare da una manutenzione degli impianti sempre più precaria, di un’azienda che è e resta di proprietà dello Stato, ovvero della società Ilva in Amministrazione Straordinaria per conto di tre commissari straordinari, gestita da ArcelorMittal che è ancora l’affittuario. In attesa che lo Stato tramite Invitalia entri nel capitale sociale al 50%, e che il 13 maggio si esprima il Consiglio di Stato sull’ordinanza sindacale del sindaco. Quando negli stessi giorni arriverà la sentenza di primo grado nel processo che vede imputati gli ex proprietari, il gruppo Riva, per presunto disastro ambientale.