Sotto il berretto frigio, il volto di Mitra che uccide il toro è contratto in una smorfia estatica. Il mantello della divinità ctonia svolazza in uno splendido panneggio mentre un cane e un serpente si apprestano a bere il sangue del sacrificio: il rituale misterico proprio al dio venuto da Oriente si compie ancora una volta in questo raffinatissimo rilievo marmoreo del II secolo d.C., esposto al Museo Archeologico di Aquileia fino al 20 ottobre.

Si tratta di uno dei capolavori della rassegna Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Friuli e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, con il patrocinio del Comune di Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba, per rievocare i 2200 anni dalla nascita dell’antica città romana.

La mostra, curata da Marta Novello, Cristiano Tiussi e Georg Plattner (che curano anche il catalogo edito da Gangemi), guarda al tempo in cui Aquileia apparteneva all’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa al collezionismo privato e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario. A partire dal 1817, infatti, circa 340 reperti emersi dal ricco e promettente sottosuolo di Aquileia furono inviati a Vienna. Nel 1921, l’Austria restituì all’Italia 45 pezzi minori quale risarcimento di guerra.

Dalla scorsa estate, 110 oggetti di pregevole fattura hanno intrapreso la strada del ritorno per ricongiungersi al contesto di origine, dialogando con la collezione permanente del museo archeologico nazionale grazie all’allestimento dell’architetto Giovanni Croatto. Da basamenti in rosso pompeiano sporgono sculture e ritratti mentre alle fantasiose gemme è dedicata una messa in scena caratterizzata da gigantografie e supporti multimediali. Tra gli oggetti emblematici da riscoprire vi sono la patera in argento con la celebrazione allegorica della fertilità donata nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I e la lucerna bronzea con ansa a testa di grifone, di cui Cristiano Tiussi ricostruisce nel catalogo le enigmatiche peripezie successive alla scoperta.

In mostra è anche possibile ammirare la cosiddetta Venere di Aquileia. La statua seminuda (sfortunatamente acefala) della dea, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi è stata restaurata col sostegno della Fondazione Aquileia, testimonia l’impegno profuso dalla stessa fondazione e dal suo presidente Antonio Zanardi Landi per la salvaguardia di un patrimonio archeologico condiviso tra due paesi. Se infatti le vicende storiche del XIX secolo hanno privato Aquileia di una parte consistente del suo passato romano e cristiano, nondimeno questi «profughi» dell’arte hanno contribuito a forgiare la matrice culturale mitteleuropea.