Mancano novanta giorni alla riapertura delle scuole a settembre e ancora nulla di concreto è stato fatto per rispettare il diritto costituzionale allo studio di otto milioni di studenti e quello al lavoro di centinaia di migliaia di insegnanti e personale precario. Nel «Decreto rilancio» il governo ha stanziato 1,4 miliardi di euro, una cifra che serve a tamponare l’emergenza dopo l’interruzione delle lezioni il 6 marzo scorso, ma è inadeguata per dimezzare le «classi pollaio», aumentare i docenti, recuperare gli oltre otto miliardi di tagli Gelmini-Tremonti-Berlusconi mai più rifinanziati dal 2008 e le oltre 100 mila cattedre da allora dissolte.

IL CONCORSO per i docenti da realizzare, forse, in autunno non sfiora nemmeno l’enormità del problema rappresentato dalle cattedre scoperte ,a settembre. Sono stati persi tre mesi preziosi per ripensare un mondo di milioni di persone abbandonate davanti agli schermi della didattica online. Serve una visione di grande respiro e un cambiamento radicale che potrebbe permettere di superare la pedagogia bancaria della didattica basata sulla valutazione verso un’educazione diffusa, esperienziale e a contatto con la medicina territoriale e la salute collettiva. Sono queste le ragioni che hanno portato dallo sciopero di ieri, ultimo giorno di un anno scolastico drammatico, dai sindacati Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Gilda e Snals. Sono state decine le manifestazioni, a cominciare da quella al ministero dell’istruzione a Roma, con i flash mob dei coordinamenti dei genitori «Apriti scuola!» e con il sostegno del movimento «Priorità alla scuola». È stata l’anticipazione del conflitto che potrà aprirsi da settembre. Nel giorno della presentazione del «piano Colao», e in vista delle trattative sui finanziamenti del «Recovery Fund» della Commissione Ue, la scuola ha presentato le sue richieste. «Se vogliamo riaprire seriamente la scuola bisogna prevedere un investimento di un punto percentuale di Pil, servono almeno 36 miliardi» sostiene Massimiliano Rebuffo segretario Flc Cgil Torino che, insieme agli altri sindacati, ha dato vita a un flash mob dove è stato simulato il tempo dell’ingresso in aula di due classi da 25 alunni secondo le norme anti-Covid. Un tempo che si è rivelato incompatibile con l’attuale organizzazione degli spazi.

LA DIDATTICA A DISTANZA è stata una soluzione emergenziale che ha moltiplicato diseguaglianze. «Le strutture campane – ha detto Rosanna Colonna, segretaria Cisl Scuola Campania – non permettono il rispetto delle norme covid. Parliamo di 27, 30 anche 33 alunni per classe». La prospettiva di un ritorno alla didattica a distanza è scartata da tutti, quella delle «classi ballerine» tutto l’anno tra musei e orti botanici non rassicura : «In Puglia il 44% delle famiglie è senza device, il 33% alunni disabili è stato abbandonato» ha detto da Bari Giovanni Verga della Uil Scuola. Con le risorse attuali «le classi non verranno sdoppiate – sostiene Lilli Gargamelli, segretario Flc Cgil Marche – così abbiamo appreso dalle ultime disposizioni del ministro. Distanziamento e sicurezza non potranno essere garantiti perché le aule a disposizioni sono sempre le stesse». «Con la riforma Fornero si va in pensione a 67 anni, la maggioranza degli insegnanti ha più di 55 anni, un’età a rischio per il covid – sostiene Antonietta Toraldo (Gilda Campania) – Per sdoppiare le classi servono nuovi insegnanti ma nuove assunzioni non ce ne saranno. I concorsi si faranno in autunno, se tutto andrà bene porteranno assunzioni nel 2021».

IL GOVERNATORE dell’Emilia-Romagna e presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini ha chiesto 3 miliardi di fondi al governo sulla scuola. Per il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci «alla scuola dobbiamo dare massima priorità». Per Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) «il governo deve trovare una strada condivisa con i sindacati». Per ora ha incassato uno sciopero. Nel frattempo la ministra dell’Istruzione Azzolina ha convenuto che i bambini delle primarie non possono essere rinchiusi in gabbie di plexigas. Per loro si sta pensando alle visiere.