Oggi Vincenzo Fornaro riveste anche il ruolo di consigliere comunale, dopo essere stato eletto alle amministrative dello scorso anno, dove si era presentato come candidato sindaco. Appoggiato da tre liste (Taranto Respira, Partecipazione è Cambiamento e demA – democrazia autonomia).

«È un modo per essere presente anche nei palazzi della politica. Per controllare da vicino chi governa. E per far sì che con la sua presenza non si dimentichino i costi pesantissimi che l’industrializzazione del novecento ha comportato per Taranto e la sua provincia. Un’operazione politica con la quale si è rafforzato il rapporto con il movimento del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, come sottolinea lo stesso Fornaro: «A breve inaugureremo anche una sede di demA a Taranto, a dimostrazione del forte rapporto che ci lega: è un riconoscimento importante per il nostro impegno civico». La politica dunque, l’impegno civico nel movimento ambientalista di cui è oramai un’icona. Ma al primo posto resta sempre lei, la splendida masseria Carmine e il suo futuro.

«Quello che stiamo facendo rispecchia appieno come i nostri sogni possano diventare realtà: bonificare e riconvertire, aprire la strada ad un’economia alternativa alla grande industria, creando quanto prima nuovi posti di lavoro». Perché la canapa «è ecologica, riciclabile, sostenibile, biodegradabile, non genera montagne di rifiuti come la plastica: ciò che la natura ci dà ad essa ritorna».

Perché il nodo della vicenda Ilva, al di là delle tante parole e dei tanti proclami, è da sempre uno soltanto: investire sulle alternative economiche, che a Taranto certamente non mancano: il porto con la sua retroportualità, la logistica, l’aeroporto, l’aerospazio, la filiera agroalimentare che vanta specificità uniche dal vino ai prodotti ortofrutticoli, il turismo del mare, la mitilicultura, la cultura con i suoi inestimabili tesori, la rinascita della città Vecchia, ed un tessuto di tante piccole medie imprese che in tutta la provincia costituiscono una realtà per troppi anni ignorata. «Noi ci crediamo: abbiamo accettato la sfida perché siamo predisposti naturalmente a cercare vie alternative, nuove strade». Del resto, quando nel 2008 perse tutto il bestiame, «il bivio era: andarcene e ricominciare da un’altra parte o rimanere e combattere». E così con tutta la famiglia sono rimasti. Nonostante un tumore si sia portata via l’adorata mamma anni addietro. Per Fornaro (che ha da sempre al suo fianco il fratello Vincenzo) la canapa potrà generare posti di lavoro diretti e indiretti. «L’agricoltore coltiva la pianta, la fabbrica la trasforma, altre aziende producono: così si genera un’economia pulita. La canapa è una risorsa per il futuro, perché la conversione ecologica è ormai una necessità ineludibile e capace di offrire un’alternativa di sviluppo: con altri agricoltori siamo pronti a seminare altri 150 ettari».