>I caffè e le pasticcerie delle città sono sempre stati luoghi di incontri, di relazioni pubbliche e private, di affari, di amicizie che trovavano riparo in locali lontani da occhi indiscreti. Per tanti hanno rappresentato il luogo delle delizie, dei vizi quotidiani, il passaggio obbligato dell’aperitivo con amici dopo lunghe giornate di lavoro. Nel corso degli anni alcune caffetterie e pasticcerie sono diventati luoghi storici dove la città si incontra e si racconta, come il Caffè Greco a Roma in via Condotti, Platti in corso Re Umberto a Torino, il Sant Ambroeus in corso Matteotti a Milano, a due passi dal quadrilatero della moda e da San Babila.
LA RIVOLTA È SERVITA
Il caffè come salotto, diffuso in tutto il territorio nazionale, ha rappresentato il luogo di incontro dell’aristocrazia colta e della borghesia illuminata, il luogo di ritrovo di un’intellettualità che si saldava a una base sociale e che discuteva di politica, letteratura, arte, luogo di passaggio, di formazione e di educazione di una classe dirigente nazionale. Il percorso, tracciato da Maria Canella, riguarda la storia delle caffetterie milanesi dalla metà del Settecento fino a oggi, ci conduce agli avvenimenti più importanti che videro protagonisti gli esponenti più vivaci di tutti i ceti sociali. Se nei caffè settecenteschi di Milano, prima si consumò e poi si ricompose il dissidio tra gli aristocratici e i borghesi, quelli del periodo giacobino furono luogo di ferventi discussioni sulle audaci avventure napoleoniche. Nei decenni della Restaurazione austriaca, i caffè milanesi furono i luoghi dove si prepararono la rivolta e il riscatto, in quelli della Milano umbertina si alimentò la ribellione degli scapigliati, nelle caffetterie della seconda metà del Novecento fiorirono le ideologie e gli incontri tra esponenti della sinistra extraparlamentare o della destra fascista, in particolare a San Babila poi diventato luogo simbolo dei «paninari» con giubbotto Moncler negli Ottanta. Non c’era caffè negli anni Settanta che non fosse luogo di incontri per preparare riunioni pubbliche. Contrariamente alle corti, alle accademie e agli organismi amministrativi, i caffè e le pasticcerie erano luoghi informali, dove esponenti dell’aristocrazia colta, della borghesia illuminata e dell’intellettualità si incontravano, discutevano e non di rado sbocciavano anche amori.
IL RITO DELL’APERITIVO
Il libro Sant Ambroeus (Skira, euro 25) di Maria Canella, si sofferma in particolare sulla storia del caffè più rinomato di Milano, un locale che porta il nome di Sant’Ambrogio, il patrono della città, e che fin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1937, ha rappresentato un salotto preservato nel tempo, il luogo dell’ozio dove esponenti della borghesia milanese consumavano il rito ambrosiano del caffè e dei pasticcini, dell’aperitivo o del pasto delle grandi celebrazioni di famiglia. Per le donne, che tra gli anni Trenta e i Cinquanta del secolo scorso non avevano un luogo esclusivo dove ritrovarsi, il Sant Ambroeus ha rappresentato un tradizionale e protetto punto di incontro. Non è un caso che nell’odierno «uadrilatero della moda», sorsero tra la seconda metà del Settecento e i primi del Novecento, una gran quantità di caffè e pasticcerie, che diventarono luoghi di ritrovo prevalentemente femminili, senza compromettere il proprio nome, in mancanza di luoghi di ritrovo come quelli maschili appartati ed eleganti, la Società del Giardino, il Circolo dell’Unione, il Clubino.
GRANDI FAMIGLIE
Centro della dolcezza meneghina, frutto della tradizione sforzesca e viscontea, intrecciati alla scuola francese e viennese, Il Sant Ambreous, ha rappresentato per anni un vero punto di riferimento dell’aristocrazia e della borghesia milanese, un luogo dove spesso si sono giocati i conflitti tra le parti a colpi di posate. Al Sant Ambroeus si sono celebrati i compleanni e i matrimoni dei figli della borghesia industriale milanese, le feste degli esponenti della grande editoria milanese dai Rizzoli ai Rusconi, della moda e del giornalismo, Giorgio Bocca era un frequentatore abituale della domenica. Nel corso degli anni ha avuto alti e bassi e ha cambiato proprietari fino a Franco Festorazzi e Paolo Langé, che trent’anni fa rilevarono il locale, oggi diretto da Simonetta Langé Festorazzi, figlia di Franco e moglie di Paolo, che non ha voluto cedere a un’offerta di circa quindici milioni avanzata prima dell’estate del 2016 dal gruppo Illy, intenzionato a rilevare lo storico locale milanese.
LUSSO
Il libro scritto da Maria Canella, docente di Storia e documentazione della moda all’Università Statale di Milano e allieva di Franco Della Peruta, profondo conoscitore della Storia del Risorgimento e a lungo docente alla Statale di Milano, ripercorre le principali tappe degli 80 anni del Sant Ambroeus e colloca lo storico ritrovo meneghino nel brand di Milano, che come scrive l’autrice «da secoli esporta un’idea di lusso come volano di un variegato sistema produttivo contraddistinto da un’estetica inimitabile e da una creatività artigianale senza rivali».