Attrice teatrale e cabarettista anglo-guyanese, Pauline Melville esordì nella narrativa nel 1990 con una raccolta di racconti intitolata Shape-shifter, a sottolineare la natura proteiforme della condizione della diaspora, il continuo «mutare forma» (shape shifting) non solo dei migranti, ma anche dei loro spazi di partenza e di approdo, insieme agli atteggiamenti di chi li circonda nei luoghi spesso ostili ai quali approdano. Finora inedito nel nostro paese, questo lavoro appare ora in traduzione italiana, con un titolo, Uno di questi paesi è immaginario (Tamu, traduzione di Pietro Deandrea, pp. 266, €16,00), che mette l’accento sul particolare realismo magico di quasi...